Prima – di Fiamma Lolli

Voglio andare via. Non mi piace star qui. Mi ripetono di stare tranquilla, buona, di essere gentile. Di non farli arrabbiare. Di non ribellarmi. Di comportarmi bene. Di fare quel che mi dicono. Di fare come mi dicono. Di obbedire. Ma io voglio andare via. Ci ho già provato una volta ma mi hanno ripresa subito. Dove credi di andare, mi hanno detto. Ora vedrai che cosa succede a quelle come te. Non me le hanno date, oh no. Peggio, molto peggio. Mi hanno riempita di pillole. Mi hanno farcita come un pollo, e sono diventata come un pollo. Stupida, balbettante e incapace di volare. Ma me ne andrò. Lo so io e lo sanno loro. Per questo sono diventati molto più attenti: ogni passo, ogni singola cosa che faccio è controllata. E giudicata. E se non gli va a genio, il controllo si fa più stretto, la mia libertà di movimento sempre minore. Irrisoria. Entrano nella mia stanza di notte e di giorno, spiano quel che riesco a scrivere. Lo so. Ho messo dei capelli tra le pagine del mio diario e la mattina non li trovo più. Hanno letto. Allora ci ho scritto che mi spiano e loro me l’hanno buttato, e hanno aumentato le pillole. A volte riesco a sputarle, ma non sempre. Sono intorpidita, mi fa male la testa, lo stomaco, tutto. Anche in bagno non posso più chiudermi a chiave. L’hanno tolta. Dicono che è per il mio bene, perché non mi succeda qualcosa di male. Che cari. Intanto ho sempre più freddo. Meglio. Prima arriva l’inverno, prima compio diciott’anni. E me ne vado di casa.