Non c’è più niente da fare

“Purtroppo”, disse il dottore, “l’influenza XJ01B è incurabile. A suo marito restano al massimo due giorni di vita”.
“Ma mi sembra che si stia riprendendo, oggi la febbre è scesa e ha anche mangiato”.
“Ahimè è solo una tregua momentanea… Mi dispiace, ma non c’è niente da fare”.
E con questo il medico se ne andò, lasciandomi in balia della disperazione. Ma dovevo dirglielo, gliel’avevo promesso. Quindi entrai nella stanza e gli raccontai tutto. Un velo di tristezza scese sul suo volto. Era tuttavia risoluto: non sarebbe morto in agonia, come impone la legge di Dio. Così lo aiutai a vestirsi e uscimmo, senza farci vedere da nessuno. Nel parcheggio antistante l’ospedale salimmo sul primo taxi libero, che ci condusse subito a casa.
“Sei pronta?” mi disse dopo aver chiuso la porta d’ingresso.
“Sì” gli risposi con voce incerta. Andai in bagno, riempii la siringa con una fiala d’insulina che avevo rubato dal mio reparto e ritornai in salotto. Lui sedeva sul divano con il braccio nudo proteso in avanti.
“Sei sicuro?” domandai, ben sapendo quale sarebbe stata la risposta.
“Non perdere altro tempo”, disse, “è già abbastanza difficile così.”
Gli sedetti accanto e lo guardai mentre lui, impassibile, fissava il vuoto davanti a sé.
L’ago scivolò rapidamente nella carne e altrettanto rapidamente il cuore di Gianni smise di battere.
“Dio, cosa ho fatto” dissi fra me e me, senza distogliere lo sguardo dal suo volto.
Intanto una fastidiosa eco lontana rimbalzava sempre più insistentemente alle mie orecchie. Come un automa alzai la cornetta del telefono. “Pronto, signora G., chiamo dall’ospedale. Riporti immediatamente qui suo marito. Ci sono ottime notizie: la W.H.O. ha dichiarato ufficialmente che l’influenza XJ01B non è letale. I morti accertati erano tutte persone anziane, affette da altre patologie…”
“Dunque è tutto un sogno”, pensai. Corsi subito da Gianni, ma lui era sempre là, accasciato sul divano. Tentai disperatamente, inutilmente di rianimarlo. Non so per quanto tempo, non lo so. Mi fermai solo dopo che le forze mi avevano completamente abbandonata e con esse la speranza. Questa volta davvero non c’era più niente da fare.

“Ecco signor giudice. Questo è tutto”.