Cesare

Mi chiamo Cesare.
Sono venuti a prendermi una domenica mattina.
Ovviamente non comprendevo una simile agitazione, che cosa potesse giustificare questa loro decisione così avventata.
Mi spiegarono che non c’era tempo da perdere, ne avevo già lasciato troppo tra me e loro, che mi sarei dovuto mettere al passo velocemente.
Mossi a fatica i primi passi, traballavo intorpidito con lo sguardo annebbiato sorretto da questi tipi vestiti in modo buffo e insolito. Sarà stato il brusco risveglio ma non riconoscevo l’ambiente: né i visi né i luoghi di quel posto mi erano familiari.
Attraversammo la città a bordo di un mezzo alquanto rapido, fuori vedevo scorrere un mondo bizzarro, irriconoscibile.
“Ci interessano i suoi studi.”
“Prego?”
“Abbiamo letto tutto sul suo conto, ogni suo libro. Dobbiamo però sapere di più. La situazione sociale ha raggiunto uno stadio allarmante. La repressione inizialmente dava i suoi frutti, ma a forza di limitare spazi e movimenti abbiamo reso completamente immobile la società, come fosse un corpo paralizzato, incapace di articolare o mostrare qualsiasi segno di vita”.
“E io come posso esservi d’aiuto?”
“Prevenire il cancro è meglio che curare metastasi già croniche. Oggi non siamo in grado di arginare questa malattia invalidante che ogni giorno si estende sempre più e intacca l’organismo ancora sano. Ci auguriamo che applicando le sue teorie alle scoperte scientifiche degli ultimi anni riusciremo ad estirpare l’infezione e a ripristinare un livello rassicurante di igiene sociale”.
Fu così, grazie anche al mio modesto contributo, che si svilupparono le moderne discipline del darwinismo sociale selettivo, la morfologia comportamentale e la criminologia fisiognomica.
Terminato il compito assegnato, mi fecero tornare a dormire nella cella criogenica.
“Lombroso, se ci servirà, busseremo ancora alla sua porta”.

L’ombroso, periodico di miserie umane e misurazioni maxillo facciali
lombroso.noblogs.org