ZAGA

Il mio posto segreto era un enorme armadio di legno. Andavo a rifugiarmi lì tutte le volte che la voce del vento veniva rotta dal rumore delle esplosioni.
Chiudevo gli occhi e stringevo forte le mani contro le orecchie, per sentire il mare.
A volte la voce di mia nonna, saliva lenta, dall’ipnotica profondità marina, per ripetermi di non arrendermi alla paura, per ripetermi che le cose sarebbero cambiate, che i governi del mondo, a noi precluso, sarebbero intervenuti, per porre fine alla quotidiana carneficina del nostro popolo.
Purtroppo si sbagliava.
Dopo più di quarant’anni, questo massacro, che continuano a chiamare guerra contro i terroristi, tinge ancora di rosso questi quaranta chilometri di terra – un acquario per pesci senz’acqua -.
Ma noi abbiamo ancora fiato ed ogni sera, mentre ripongo una promessa e una speranza nel piccolo cassetto del mio armadio, mi stupisco di essere viva.