appunti per nulla esaustivi ma, speriamo, stimolanti di una discussione sulla maker faire alla sapienza

Maker Faire

Benvenuti all’X-Factor della conoscenza

La maker faire e’ un talent show per creativi (ma anche poco creativi va bene) patinati. Ogni maker fa parte dello spettacolo ed e’ chiamato a rendere tutto ancora piu’ attraente. Nello spettacolo non c’e’ spazio per cambiamenti radicali di prospettiva, ma solo modifiche piccolissime al panorama di prodotti esistente. Per rendere la maker faire accessibile al piu’ vasto pubblico (le 200mila persone tanto sbandierate sono un ottimo esempio di partecipazione quantificata ma non qualificata) i maker sono incentivati a proporre cose semplici, e a non parlare mai di tecnologia.

Tipo: troverete applicazioni che accendono e spengono le luci, ma nessuno che propone un nuovo protocollo di rete o una nuova tecnica per fare qualcosa

In cerca di un padrone

La Maker Faire e’ pensata per essere una buona piattaforma affinche’ gli espositori vendano e si vendano. Il premio del concorso e’ la commissione di un ordine (con lo scopo evidente di “avviare al lavoro” dei “giovani disoccupati”). Piu’ in generale, la speranza che alimentano e’ che qualche grande azienda compri la propria idea.

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Nella maker faire si fa il ragionamento che se hai una passione allora per “coltivarla” quello che devi fare è farne un lavoro, trasformare la tua idea in un prodotto di mercato, metterti nel libero mercato e vendere. Noi invece pensiamo che le proprie passioni debbano rimanere libere dal mercato. Anche da un punto di vista “lavorativo”, le startup danno molte speranze ma poco successo: la maggior parte delle startup fallirà a breve, lasciando agli startupper sole briciole e spesso forzando all’autosfruttamento.

Sulla parola innovazione

La parola innovazione e’ truffaldina. Suggerisce a chi la sente un nesso con la parola invenzione, cioe’ l’elaborazione di un nuovo modo di fare una cosa, di una nuova tecnologia.

Invece l’innovazione e’ solo la creazione di un nuovo bisogno, con associato il prodotto che lo soddisfa. Non e’ nemmeno necessario che questo prodotto sia “industrialmente pronto” (produzione, test, …), quel che conta e’ l’idea, dunque il bisogno che pretende di soddisfare.

E sui suoi presunti scopi sociali

Ci dicono che queste innovazioni sono in grando di cambiare la nostra vita, addirittura di avere una ricaduta sociale. Spessissimo invece le innovazioni che propongono puntano solo a sopperire (tecnologizzando le nostre vite e individualizzando i problemi) a mancanze del sistema sociale. Un esempio sono le tante applicazioni che provano a “risolvere” il problema della mobilita’ tramite la sharing economy: esse sono esattamente il contrario di rivendicare una mobilita’ accessibile.

La sharing economy e’ solo il liberismo all’ennesima potenza

airbnb, uber, e tante altri nomi attraenti parlano di “sharing economy”, un’economia in cui chiunque possa offrire qualcosa e si possa comprare da chiunque. Che per ogni relazione sociale di scambio si crei un mercato in cui tutti possano vendere ancora altri 5 minuti della nostra vita. Quando tanti aspetti della tua vita sono in vendita, sara’ meglio normalizzarsi: ogni aspetto non-neutro potrebbe farti perdere clienti.

Prodotti, solo prodotti

I gruppi che parteciperanno alla maker faire sono chiamati “espositori” (proprio cosi’, sul sito). In tutto essi sono differenziati dai “visitatori”, come se fosse un museo. I consigli della maker faire dicono di portarsi biglietti da visita, di pensare da subito al prezzo degli oggetti perche’ e’ piu’ importante di quanto pensiate. Parla anche di fare amicizia con i vicini di stand… per darsi il cambio nel sorvegliare gli oggetti durante le pause.

Dell’interazione tra pari non c’e’ traccia: il pubblico e’ pubblico e in genere vuole comprare, pero’ anche toccare e capire. Proporre mai. Gli altri espositori possono essere amichevoli, ma anche con loro non c’e’ esperienza da scambiare, solo favori.

Noi invece crediamo che se nella gestioen del sapere non si mettono in atto rapporti orizzontali, allora si sta riproducendo il potere in tutto e per tutto: verticale verso i sudditi della tecnologia, competitivo verso gli altri micro-messia della tecnologia.

Processo

Il prodotto da esporre e’ pronto, comprensibile, spiegabile. Motivarne l’utilita’ non sembra un obiettivo, l’importante e’ il numero di lucette per attirare il visitatore.

Di nuovo attingendo dai meravigliosi consigli per gli espositori notiamo che non si parla mai del gruppo che presenta un progetto, di presentare le vicissitudini, di condividere l’attitudine che si e’ messa nello sviluppo, e cose del genere.

Insomma il metodo qui non conta nulla. E’ il contrario dell’etica degli hacklab, che mettono al centro la diffusione liberata delle conoscenze, il combinare approcci diversi e il confrontarsi continuamente su quel che si fa.

Letture consigliate

www.makerfairerome.eu/it/make-your-job

www.makerfairerome.eu/documenti/Exhibitor_Guide_for_Makers_IT.pdf