L’ILLUSIONE DELL’“EFFICIENZA

La seconda barriera da infrangere è costituita da un’altra forma di autolimitazione, che questa volta deriva dalla supremazia della tecnologia. È innegabile che i numerosi progressi tecnico-scientifici del ventesimo secolo abbiano portato molti vantaggi, ma in alcuni casi il progresso, avendo trascurato l’importanza dell’umanità, ha proceduto lungo un sentiero arbitrario con conseguenze spesso tragiche.
Il motivo fondamentale è che il pensiero occidentale moderno è sempre più dominato dal principio di efficienza. I sostenitori dell’efficienza mettono sempre l’accento sulla funzionalità e sulla convenienza. Questa ricerca dell’efficienza a tutti i costi, se da un lato ha stimolato i progressi in campo scientifico e materiale, dall’altro nasconde l’insidiosa tendenza a ridurre gli esseri umani a semplici cose. Per esempio, al culmine del dibattito sulla deterrenza nucleare si fece un gran parlare di distruzione garantita, di limitazione dei danni, di rapporto costo-prestazioni e altre questioni simili. Un linguaggio così spietato e grottesco deriva dal culto dell’efficienza, che relega gli esseri umani allo status di oggetti e persegue la convenienza a spese di innumerevoli vite umane.
I politici e gli scienziati, che costituiscono l’élite della cultura e della classe dirigente nell’era nucleare, cadono molto facilmente preda di questo modo di pensare; il sacrificio al dio dell’efficienza ha condizionato anche ogni possibile dialogo sulla riduzione degli armamenti.
Dobbiamo impegnare gran parte dei nostri sforzi per tracciare finalmente un cammino di speranza per il ventunesimo secolo, analizzando seriamente quanto il cosiddetto progresso abbia effettivamente contribuito alla felicità umana. Le mie azioni si basano sulla convinzione che questa sia la grande responsabilità dell’umanità.
(Daisaku Ikeda)