Il mio lavoro è terminato con la scrittura di questo breve saggio, che è la tesi di laurea triennale in storia contemporanea (pp. 59). In questa pagina cercherò prima di tutto di fare un resoconto della ricerca svolta e poi di estrapolare, da quanto scritto, alcune riflessioni in vista del mio contributo alla parola chiave n.2 “Crash: orizzonti in crisi”.
Sono ben accetti tutti i consigli su come e cosa estrapolare.

Resoconto del lavoro svolto per la tesi

Metodo

La mia tesi di laurea triennale è stato un lavoro sostanzialmente compilativo e da questa scelta (quasi obbligata) derivano quasi tutti i suoi limiti (i restanti vanno imputati all’incapacità personale). Il tutto è partito come un lavoro di approfondimento sulle politiche economiche dell’ultimo trentennio del XX sec. che ho intrapreso a inizio 2009 con il professor Masulli, diventato poi il mio relatore. Da subito, c’era l’idea di capire le radici storiche della crisi economica attuale, seguendo l’impostazione metodologica seconda la quale l’economia non è una “forza della natura” autonoma e slegata da tutto e che, dunque, le crisi non sono cataclismi o addirittura eventi sovrannaturali che vanno, semplicemente, accettati. Quanto questa mia convinzione fosse supportata da conoscenze teoriche ed evidenze storiche è facile a dirsi: poco o niente. A distanza di tempo, posso dire di aver letto alcuni testi da cui questa mia idea è uscita rafforzata. Alcuni di queste letture, sono finite in un modo o nell’altro nella tesi, direttamente in bibliografia. Altre fanno parte di quello strato di convinzioni che uno si costruisce man mano che va avanti (nel bene e nel male). Fatto sta che questa impostazione metodologica, così riassunta in due parole, è quella fatta propria dal mio relatore. Da quelle due parole, forse, sarebbe opportuno fare qualche riflessione ulteriore, ma al momento – sinceramente – non sono in grado di farle.

Ad ogni modo, questo approfondimento si è presto trasformato in una ricerca a tappeto sulle riviste accademiche di economia, storia economica, politica economica e sociologia in lingua italiana e inglese (spesso, semplicemente, riviste italiane che pubblicano in inglese). Ovviamente, sempre secondo i miei limiti di forze e capacità di comprendere alcuni passaggi. Quindi con diverse pause e passi indietro, letture di manuali di pensiero economico e approfondimenti vari che si sono tutti bloccati quando i discorsi si addentravano troppo nella teoria economica, richiedendo sforzi che le mie conoscenze matematiche non potevano reggere.

Non avendo grandi conoscenze metodologiche, dovendo recuperare tutta una serie di conoscenze (teoria e pensiero economici) che non avevo e, infine, non sapendo bene come trasformare queste letture in una tesi, ho seguito un po’ il corso degli eventi. Si è infine optato per la cosa più semplice a partire dal materiale che avevo: una ricostruzione del dibattito che gli economisti conducevano sulla stampa periodica (dalle riviste accademiche a quelle online fino – sfiorandoli per evitare di avere troppo materiale e non sapere come gestirlo – i quotidiani). Questo all’esplicita ricerca di pareri e analisi:

Sì, ma tutto questo: dove e quando? Bene, altro limite della mia ricerca. Più che pormi queste domande criticamente e selezionare accuratamente i casi di studio, anche qui sono andato con gli eventi (e il dibattito): essendo le mie fonti principalmente sugli Stati Uniti e il loro recente crollo finanziario, è soprattutto lì che quello che ho letto andava a parare. Il grave problema metodologico della mia ricerca è che ne è venuto fuori un ibrido: doveva essere una ricognizione di un dibattito e invece, nell’intenzione e in come è scritto il lavoro, ha provato a trasformarsi in una sintesi compilata a partire da altre sintesi. D’altronde la triennale è quello che è.

Materiali

Come accennato, un limite fisico/materiale delle mie fonti sta nel fatto che mi fermo dove arrivano le pubblicazioni online. Di cartaceo c’è quello che fa parte della collezione della biblioteca Walter Bigiavi. Poi resta fuori tutto quello che ho lasciato fuori per negligenza, incapacità e imperizia.
Schematicamente le mie fonti sono:

Il primo nucleo di fonti che ho guardato sono state le riviste edite dal Mulino (ovvero, in primis: Il Mulino, Economia politica, L’Industria, Rivista italiana degli economisti, Stato e mercato) complice anche l’accesso a testo pieno garantito dall’Unibo. Procedendo con Project Syndicate, la rete RePEc (Research Papers in Economics) e i working papers del NBER (National Bureau of Economic Research). A questo primo passaggio sono seguiti tutta una serie di approfondimenti su alcuni studiosi, andandomi a vedere quello che avevano scritto negli ultimi anni; cui poi ho affiancato la lettura piuttosto costante di: LaVoce, VoxEU, CEPR, Economia&Politica e Sbilanciamoci. Da qui le letture si sono allargate piuttosto “naturalmente”, seguendo quello che queste fonti pubblicavano e i lavori individuali di chi prendeva maggiormente parte a questo dibattito.

Bibliografia finale

Alla fine, tutto quello che ho usato per la preparazione dello scritto è questo elenco di fonti giornalistiche e accademiche, un po’ strampalate a guardarle dopo qualche anno.

Definizione contributo per la parola chiave

Allora, io pensavo di proporre per l’articolo, una cosa modulata su una scaletta del genere:

  1. Premessa: definire una crisi / modi diversi d’intendere una crisi
  2. La crisi attuale (atto primo: cioè senza la recente ondata speculativa sui debiti sovrani)
  3. Il regno dello short-term ovvero l’abnorme crescita dei mercati finanziari (e gli anni ’90 come un susseguirsi di bolle)
  4. Radici storiche: “controrivoluzione monetarista”, Reagan-Thatcher e la fine degli anni d’oro
  5. Le Cassandre: chi ci aveva visto lungo già da un pezzo (tipo conclusione)

Questa volta volevo evitare di essere prolisso come nella prima parola-chiave e proverò ad estrapolare dalle quasi 150mila battute che ho adesso in mano, qualcosa come 20mila (o anche meno). L’idea è che comunque esiste questa pagina qui, con la tesi allegata.

Registro alcune piccole differenze fra la prima bozza di scaletta e quella definitiva, finita nell’articolo.

  1. Che cos’è la crisi?
    1. Accenno sulla necessità di dare un senso (e una narrazione) alla crisi.
  2. Questa crisi, atto primo (o i subprime spiegati a tuo figlio)
    1. Cosa sono i subprime
    2. L’indebitamento privato a sostegno della domanda
  3. Non pensare oggi a quello che accadrà domani (o la finanziarizzazione)
    1. Quale “nuova aritmetica” il sistema “si è inventato” per sopravvivere
    2. Cartolarizzazione e derivati di credito
    3. Agenzie di rating
  4. Che fine ha fatto il rischio
    1. Dal sistema originate and hold al sistema originate and distribute
    2. Escalation: come una “manciata” di subprime ha contagiato il sistema
  5. Dove andiamo?
    1. Chiusura: siamo una forza in campo?