Franco Binelli – Il cyber (versione light) – 26/05/09
Pio aveva un quoziente intellettivo modesto. Era, però, un uomo gentile
che partecipava alle iniziative umanitarie della sua parrocchia.
Formava le sue opinioni con la televisione. Una sera vide una trasmissione
che parlava di turismo sessuale e di pedofilia telematica. Un personaggio
oscurato parlava di viaggi in Asia per scopi che Pio non riuscì a capire.
Giorni dopo, l’uomo volle iscriversi ad una com di gossip e quanto
arrivò alla sezione interessi, non sapendo cosa scrivere, scrisse:
Cyberpedopornografia.
Non ne conosceva il significato, ma suonava bene, era una bella parola,
sicuramente importante, lo aveva capito dal tono circospetto e dallo
sguardo circolare del conduttore nel pronunciarla.
Verso l’una di notte, stremato dalle difficoltà dell’iscrizione, si
addormentò e sognò di essere invitato a Matrix come cyberpedopornografo
di successo.
Il sogno fu interrotto dall’irruzione di un reparto della polizia postale
che lo arrestò in diretta televisiva.
Mentre lo trascinavano via, Pio volse un sorriso insanguinato, ma anche
felice, alle telecamere che lo riprendevano, era diventato famoso e come
Pollicino seminò lungo la strada denti spezzati che rilucevano alla luce
dei riflettori.
La mattina dopo le signore che Pio aveva, per anni, aiutato ad attraversare
la strada, rabbrividendo dei rischi che avevano corso, rilasciavano
sospirose interviste. Le giovani mamme biondo platino che accompagnavano a
scuola i loro bambini, li stringevano più forte con le cinghie di
sicurezza dei loro gipponi metallizzati, perché non si sa mai di questi
tempi.