prisca

racconto di prisca baracetti

Francesco mi chiamò per dirmi che il giornale locale aveva indetto un concorso fotografico sul degrado della città.
“Su cosa?!” chiesi incredula.
Rise. “Sul degrado…E’ promosso dal comitato per la sicurezza pubblica”
“Ah” feci io “allora…”
L’appuntamento era dopo cena. Ci incontrammo sotto casa mia, per una birretta al volo.
“Voglio proprio vedere quante cartacce troviamo per terra!” risi stappando la bottiglia.
Francesco accese la macchina foto. Inquadrò un pacchetto di sigarette vuoto.
“Degrado!!” urlai io.
“Aspetta…guarda qua” e indicò un muretto. “Piscio di cane…o di straniero!” e scattò un’altra foto.
Lì vicino passava una volante della polizia. Si erano fermati in mezzo alla strada, annoiati.
Il mio amico si avvicinò e gli chiese dove poteva trovare zone pericolose in città. Quello alla guida ci pensò su.
“In stazione…Da quelle parti potete trovare qualche prostituta, qualche viados… Due barboni… Ma niente di più” disse l’agente senza spegnere il motore.
Francesco tornò verso di me.
“Beh?”
“Guarda, non lo sanno nemmeno loro. Proviamo in stazione” rispose sconsolato.
Arrivati là, notammo che non c’era quasi nessuno per strada. Era mezzanotte.
Seguii Francesco sui binari. Il silenzio era tale che i nostri passi rimbombavano inquietanti. Mi distesi sulla panchina al binario 4 e gli chiesi di farmi una foto. Aprii la bocca e feci penzolare le braccia verso terra. “Mad, sei proprio degradante…”
Ci fumammo una sigaretta pensando. Ma dov’erano questi soggetti pericolosi? Se ne sentiva parlare tanto, eppure noi non vedevamo nulla.
Al binario1 un vecchio con la barba lunga barcollò lentamente verso una panchina. Si sistemò un po’, poi si distese con una gamba alzata e la bocca spalancata.
“Sembra Babbo Natale” commentai.
Francesco fece qualche scatto.
“Non puoi mandargli le foto di un barbone…” gli dissi spegnendo la sigaretta a terra.
“No. La tengo per me” rispose chiudendo l’obiettivo.
La voce di una donna annunciò l’arrivo di un treno.
“Usciamo. Proviamo a vedere se in Via Roma c’è qualcosa” mi suggerì.
In Via Roma era tutto tranquillo. E pensare che quella era la zona pericolosa! La zona piena di “schifo, degrado, immigrati, gente urlante, kebab, napoletani,albanesi”. Almeno questo era quello che si diceva.
Ci guardammo intorno desolati.
Passò di lì un signore col cane. Mi abbassai ad accarezzare il bastardino e Francesco gli chiese: “Scusi, lei vive qua?”
Quello ci guardò sospetto, aggrottando le sopracciglia e squadrandoci. “Di dove siete?” chiese alla fine. “Di qua” rispose il mio amico.
Ok, si poteva fidare.
“Sì, io ci vivo, e vi assicuro che non è bello. Con tutti questi immigrati” fece deciso.
Io mi alzai. “Ma scusi, qua non c’è nessuno…Persino i bar sono chiusi!”
“Beh” concluse seccato “dipende dai giorni”
Poi si allontanò. Guardai il mio amico “Non so se ridere o piangere…”