[Dei diritti e delle pene] Editoriale

Primo editoriale di partenza

Editoriale di partenza

Dopo la parola-chiave Crash:orizzonti in crisi ci siamo presi una pausa, considerando quanto poco ci è piaciuto il risultato del metodo che abbiamo portato avanti: articoli poco legati l’uno con l’altro, analisi molto poco riuscita del tema che ci eravamo dati, ecc. Soprattutto, poca capacità di “raccontare” la storia in modo diverso, e di rendere visibile, e condivisibile, la nostra cassetta degli attrezzi storica. Di fronte a questi problemi abbiamo pensato di cambiare completamente lo stile delle nostre “uscite”: non più parole-chiave larghe e forzatamente generiche, ma filoni/dossier incentrati su un tema specifico, percorsi che abbiano come conclusione alcuni articoli “classici”. Come conclusione, perché di qui in avanti sul sito verranno pubblicati mano a mano i materiali che utilizziamo e che ci aiutano nella ricerca del nostro articolo, o che possano stimolare interesse e contributi. Proveremo in questo modo a dare un’idea di come conduciamo la ricerca e di come delineiamo la ricostruzione storica, dando anche la possibilità di metterla in questione.
In questo nuovo quadro, abbiamo pensato di occuparci del tema del diritto penale e del disciplinamento, particolarmente attuale se si guarda ad alcune strategie giudiziarie italiane – ma anche europee – che hanno riportato in auge strumenti e schemi interpretativi repressivi tipici dei codici prefascisti: un “trattamento” del dissenso che svela un’instabilità politica e geopolitica, anche se non può essere ovviamente l’unica causa. (qui non comprendo la frase, help!; JacL)
Partendo dalle teorie sul disciplinamento legate alla filosofia di Foucault, e dai concetti di biopolitica e società disciplinare, vorremo indagare come queste agiscano nello Stato, e in quale Stato. Foucault attribuisce ai secoli XVI-XVII una volontà di razionalizzare il sistema(di fronte alla popolazione → in che senso? JacL): man mano che il liberismo economico prende piede aumenta la necessità di ottimizzare e inquadrare il lavoro e i lavoratori. Così la popolazione viene classificata nella sua sanità, igiene, longevità, ecc.
Quello richiamato per sommi capi è un quadro estremamente schematico del pensiero foucaultiano: abbiamo tagliato con l’accetta alcuni concetti che riteniamo possano essere punti di partenza della nostra riflessione: un soggetto declinato attraverso il rapporto col potere, inteso come razionalizzazione dei bisogni della società (un corpo sano, ordinato, “positivo”) (anche questo passaggio dopo i due punti mi è poco chiaro; JacL). Questo schema trova conferma osservando specialmente l’Ottocento, nel corso del quale la borghesia e il suo Stato liberale sembrano effettivamente seguire questo modello di comportamento (in fondo anche il potere si auto-regola).
Restano fuori, però, la tensione tra volontà modernizzatrice e reazionaria, le persistenze delle tradizioni, la ribellione delle mentalità. In fin dei conti, sarebbe da storicizzare questo schema, andare a vedere quali ne siano le falle e quali i punti effettivamente verificabili.

(fin qui ci ho messo mano e mi sembra possa andare; il resto in commento; JacL)

Abbiamo deciso di proporre tre articoli su questo tema:

  • l’analisi della leva obbligatoria
  • la penalistica dello Stato liberale italiano, in merito ai delitti politici, dove una concezione liberale del dissenso viene di fatto negata, attraverso lo strumento della polizia e dei processi di identificazione e classificazione come pratiche di repressione.
  • la storia dell’Hospital Real di Granada, come “istituzione totale”, che ha disciplinato il corpo dei malati, delle donne di dubbia morale e dei “pazzi”, fino a diventare una sezione dell’università…

Considerando e potenzialità che l’argomento apre, e l’interesse comune che sembra suscitare il tema ad esempio l’ultimo numero di zapruder dedicato al tema), vorremmo aprire il filone a contributi esterni, che possano (e ci possano) fare comprendere i passaggi e le ragioni di una “disciplinarizzazione” della società odiera.
etc.

In nota?
“, una filosofia che – tra le altre cose – cerca d’indagare la relazione tra potere e soggetto, come il soggetto esercita il potere e come viene esercitato dal potere”
“(regolamentazione della vita (bios) degli individui negli aspetti più privati, a partire dal sesso e passando per la salute, l’igiene e la natalità) "

Raccogliamo idee rispetto a questi punti:

1) perché: attualità (10×100, caso Lander?, torture in Grecia, leggi antiterroristiche spagna? le butto là)
2) repressione, un sentir comune? ultimo Zapruder

3) teorie del disciplinamento – foucault e il resto: è tutta colpa dello “stato”? che vuol dire disciplina?
4) tre articoli
5) apertura a proposte esterne
6) presentazione del nuovo modello del dossier (ce lo metto io, secondo me due parole andrebbero spese: grande!)

 

Ho fatto un po’ di modifiche, sto ripassando l’articolo di Foucault che allego, poi c’è sicuramente da guardare l’ultimo Zapruder, gli articoli su 10×100 su devastazione e saccheggio (anche se c’è l’errore di attribuire il reato al periodo fascista) e non ricordo che altro…
Besos

 
 

Di fretta: ho messo questo e tutti i vari articoli pubblici, perché ho mandato una mail a tre amici che sono interessati al tema, così leggono e magari danno un contributo!

Appena ho un po’ di tempo amplio l’editoriale.

Ah, l’ultimo numero di Zapruder lo sto leggendo per il mio articolo, l’introduzione ci può star bene con il nostro discorso, anche se finora gli ho dato una scorsa molto molto veloce.

 
 

Sì, mi sono accorta dopo che lo avevi messo in biblio del tuo artivolO! Io ho trovato molto pertinente l’intervento sugli arresti domiciliari. Mi ero dimenticata di aggiungere i contributi di Antonio Caronia, recentemente scomparso, che trovate nei commenti qua.
Bisous

 
 

Ho messo una bozza di discorso su Foucault, non so se sono d’accordo con quel che ho scritto.

 
 

considerate che sto in hangover e me ne sono andata litigando di casa.
tutto il resto è noia…

 
 

Cristo, grande Alice! Io me ne ero completamente dimenticata…

Ora invece ho letto la mail di Zapruder passata in mailinglist, dove un punto è:

Per il futuro, visto il numero esiguo di partecipanti attivi al gruppo locale bolognese di Sim/Zapruder, Ivan proponeva la pianificazione di nostre iniziative all’interno di macro-iniziative programmate da altre realtà.

Considerando che Zapruder ha fatto proprio quel numero di cui abbiamo parlato e che è molto vicino a noi, pensare un workshop insieme a loro?

 
 

Bravissim* quasi quasi mi viene voglia di leggere tutto il dossier…. benissimo!
sarebbe bello fare qualcosa con zap, magari verso maggio?

 
 

Su Devastazione, Saccheggio, Controllo, Blindati, Carcere, la lettera di Davide Rosci, arrestato per i fatti del 15 ottobre

 
 

Scusandomi per la latitanza: allora, il testo introduttivo mi pare ok (brave!), resta la parte finale di apertura e richiesta contributi, ragioniamocela.

Proporrei di fare una cosa, per non appesantire troppo l’editoriale: come primo passo del dossier – e prima “ondata” di contributi che possono uscire – potremmo fare una sorta di “glossario” dei termini foucaultiani che citiamo – e che andremo a utilizzare. Il che ci permetterebbe di
a) lasciare l’argomentazione dell’editoriale “tagliata con l’accetta”;
b) evitare che tutti e tre i nostri articoli si aprano con la medesima ricapitolazione delle teorie foucaultiane – o della parte delle stesse che andiamo ad applicare/criticare/problematizzare;
c) chiarirci anche noi le idee su quali pedali pigiare più intensamente e quali meno.

Che ne dite?

 
 

Bene le modifiche!

Per la questione del “glossario” mi sembra buona, ho paura che poi buttiamo troppa carne al fuoco e ci complichiamo la vita. Però può essere utile. A parte questo, un problema di ordine organizzativo è che non so quale termine/concetto andrò ad utilizzare, però ci possiamo pensare. (comunque, io penso che foucault non lo nomino nel mio articolo, o se lo faccio è di striscio)

un “trattamento” del dissenso che svela un’instabilità politica e geopolitica, anche se non può essere ovviamente l’unica causa. (qui non comprendo la frase, help!; JacL)

L’ho messa io, ma forse si può benissimo togliere (o riformulare): intendevo che la ripresa di misure coercitive e repressive si possono spiegare anche col fatto che negli ultimi tempi il sistema politico e geopolitico (vedi terrorismo e quant’altro) è in una fase di crisi, quindi come più o meno ad ogni crisi si usa la forza per “calmare” il dissenso. Però appunto non è l’unica spiegazione possibile, ma una probabilità fra altre.

Foucault ricollega attribuisce ai legislatori dei secoli XVI-XVII una volontà di razionalizzare il sistema di giudiziario (di fronte alla popolazione: popolazione → in che senso? JacL)

No, non i legislatori né il sistema giudiziario, anche, ma lui intende proprio il sistema statale tutto, con le sue regole tutte. Lo cancello, ok? La questione della popolazione è un concetto foucaultiano, per spiegarlo dovrei scrivere pagine e pagine. Questo potrebbe essere un buon termine per il glossario, tra l’altro il libro “Popolazione, terrorio, sicurezza” edito da Feltrinelli poco tempo fa può essere utile.

un soggetto declinato attraverso il rapporto col potere, inteso come razionalizzazione dei bisogni della società (un corpo sano, ordinato, “positivo”) (anche questo passaggio dopo i due punti mi è poco chiaro; JacL).

E’ che c’era (mi pare) anche quello che Alice ha tolto – anche giustamente, ma così forse il discorso sembra un po’ campato in aria. Si può togliere tutto, se si vuole, è soltanto che è una parte importante del pensiero di foucault (per quanto non so quanto c’entri col nostro discorso).
Il fatto è che, alla fine di tutte le analisi foucaultiane, quello che a lui realmente interessa è la definizione del soggetto (essendo filosofo), soprattutto rispetto al potere: il potere che lui sembra delineare è quello borghese-capitalista, quindi un potere razionale e utilitarista. E questo potere agisce soprattutto sul corpo degli individui, cercando di “razionalizzarli”, creando categorie di pulito-sporco, regolarizzando il sesso ecc.

Forse, eh. Poi io ho sempre il terrore che ad un certo punto della vita scopro che non ho capito un cazzo.

 
 

Sono d’accordo su: “a lui realmente interessa è la definizione del soggetto (essendo filosofo), soprattutto rispetto al potere: il potere che lui sembra delineare è quello borghese-capitalista, quindi un potere razionale e utilitarista.”
ma credo che poi noi ci incartiamo. Non so quanto il soggetto sia utile e ci si potrebbero scrivere tesi su tesi!

 
 

Sì, in effetti la parte del soggetto si può togliere, l’importante è che si capisca la questione del corpo sano, ordinato, “positivo”, per me.

Ma quindi così come è messa ora si può pubblicare secondo voi? Per me sì, in fondo è un editoriale di partenza (lo vogliamo dire che è un editoriale di partenza a cui si collegherà uno di fine? Boh, per me anche no, però anche sì).
Tra le cose pubblicabili sul sito ce ne sono tante, darci come data di pubblicazione mercoledì 20 febbraio? (così, giorno a caso eh)

 
 

Ok!

 
 

Ma quindi, Lara, quale proposta è passata?

No perché in assemblea la discussione che ha effettivamente convinto era:

  • editoriale doppio (di partenza – che funga da call for contribution distribuito anche con mail specifiche – e di chiusura che “tiri le somme”);
  • pubblicare questo insieme a qualcos’altro: il glossario “foucaultiano” o pezzi di esso e almeno uno dei contibutini che tu hai detto di avere pronti.

Il tutto su tumblr riportato anche in post-raccoglitori sul nostro sito. Ho capito male io?
In caso avessi capito bene, si pensa comunque al 20 per pubblicare?

 
 

Ho pensato che quel che s’era deciso in assemblea fosse valido. Non ho riaggiornato qua perché è da un po’ che non sono entrata.

Non ho neanche riletto il verbale dell’assemblea, è scritto chiaro lì? Se è scritto chiaro si rimanda a quel verbale, direi. Quindi quoto i punti sopracitati da Alf Alfino Alfuccio.

@Alice: si è detto di pubblicare più in là, verso i primi di marzo, in modo che ci siano già dei piccoli contributi da pubblicare, nel frattempo però scriviamo l’editoriale definitivo e lo facciamo girare per varie mailinglist di ggente fica che conosciamo.

Quindi l’editoriale qua per me può essere quello definitivo, magari mettendo mano su quei punti che diceva lorenz (il fatto che siano tutte cose che ho scritto io mi fa venire il dubbio nelle mie capacità di sintassi).

 
 

Ragazzi e signorine io entro domenica vorrei mandare una mail. Che facciamo, la mandiamo così o cambiamo?

 
 

Darei una limata e via. Dopo se riesco mi ci metto…

 
 

Ma intendevi domenica questa? Cioè oggi?
Mi sembra ci siano ancora i nodi irrisolti dei grassetti di Lorenzini e la chiusura mi pare un po’ da fare. O sto prendendo un abbaglio io?

Comunque, scusate il ritardo con cui intervengo in questa discussione. La parte iniziale che spiega la ricalibrazione delle nostre uscite, ci sta e mi sembra un buon punto di partenza. Forse però invertirei l’ordine di come vengono dette le cose, perché più andiamo avanti e più mi rendo conto che filo, dossier, addirittura filone siano spiegazioni che funzionano abbastanza ex post, ma non sono delle buone definizioni per far capire cosa intendiamo.
E, soprattutto, l’idea di “filo, filone” è più esplicativa per noi, per intenderci su cosa vogliamo metterci dentro, che per l’esterno. Però, vabbè, su questo ancora non siamo d’accordo e lo sapete che io li chiamerei dossier, se non altro perché è di più immediata comprensione (su cui poi innestare, eventualmente, una ri-semantizzazione – ok la smetto!).
Anche “approfondimenti” mi andrebbe bene.

Ad ogni modo, arriva anche la parte costruente :

non più parole-chiave larghe e forzatamente generiche, ma approfondimenti tematici. L’idea è quella di superare la forma classica dell’articolo lungo (o del saggio breve) a carattere storiografico, proponendolo a chiusura di un percorso di contenuti e materiali eterogenei: video, foto, interviste e fonti primarie accanto a riepiloghi, inquadramenti teorici o storiografici, glossari e articoli brevi.
Di qui in avanti, gli autori e le autrici di questo “dossier” pubblicheranno i materiali di cui si stanno servendo (o si sono serviti) nella fase di ricerca, con l’intento di stimolare interesse, inter-azione e discussione. È per noi un modo di mettere il lavoro di ricostruzione storica allo scoperto, “aprirlo” per criticarlo e migliorarlo. Ovvero per criticarci e migliorarci.

my 2 cents

 
 

E’ che io non mi metterei a modificare quello che ho scritto io, visto che non ho molto chiaro se le mie spiegazioni vanno bene oppure no.
Per il finale certo, comunque la struttura e il testo in linea di massima van bene?

Per la questione dossier/filo/filone non ho ben capito cosa invertiresti. Per me va più che bene parlare di dossier, magari è la cosa che riesce a dare un’idea più immediata (anche se è un’espressione meno poetica, e va ben) anche perché ormai noi stessi li chiamiamo dossier principalmente.
Approfondimenti non mi piace affatto. Tema? Bah, sa tanto di elementare. (temaaa di scandalo al soleee)

Per la parte costruens la modificherei così:

non più parole-chiave larghe e forzatamente generiche, ma approfondimenti tematici. L’idea è quella di concludere le varie tematiche con degli articoli “classici”, proponendoli però a chiusura di un percorso contenuti e materiali eterogenei: video, foto, interviste e fonti primarie accanto a riepiloghi, inquadramenti teorici o storiografici, glossari e articoli brevi.
Di qui in avanti, gli autori e le autrici di questo “dossier” pubblicheranno i materiali di cui si stanno servendo (o si sono serviti) nella fase di ricerca, con l’intento di stimolare interesse, discussione e contributi. È per noi un modo di mettere in primo piano il lavoro di ricostruzione storica, “aprirlo” per permettere una comprensione e un dialogo del prodotto finito.

 
 

Non sono morta, sono solo senza l’internet a casa, quindi se mi potete mandare mail personali per le cose urgenti sara’ piu’ facile per me visitare la pagina. Scusate se lo metto qui, ma non so dove postarlo :S
baciii

 
 

@lara: scusa il ritardo.. non avevo ricevuto la notifica o me la son persa per strada.
La struttura e il testo mi vanno benissimo in linea di massima, ho solo cercato di rendere più espliciti quei due/tre riferimenti che, secondo me, capiamo solo noi e tendiamo a condensare sempre più ogni volta che ci rimettiamo le mani. Io, a questo punto, farei proprio la prova di farlo leggere a qualche nostro/a amico/a che non sa niente e chiedere cosa hanno capito.

Per la questione dossier/filo/filone non ho ben capito cosa invertiresti.

no scusa, mi sono espresso male. Volevo dire dire “dossier” (o altro) solo dopo averlo spiegato a parlo e non il contrario (in questo senso “invertire”), perché nella bozza sopra prima si dà il nome e poi si spiega il suo contenuto.

E per questi stessi motivi, continua a non convincermi una cosa tipo “L’idea è quella di concludere le varie tematiche con degli articoli “classici””, perché per dare il senso di “concludere” serve che il lettore del sito sappia che cosa “inizia”.. Vabbè, non vorrei risultare contorto e la faccio breve: la mia proposta è lì, vediamo un po’ di raccogliere un po’ d’attenzione per discutere di questo punto che ci sta un po’ sfuggendo.

 
 

Allora, seppur con ritardo cerco di recuperare almeno l’ultimo elemento della discussione.
Concordo con quanto detto: doppio editoriale (nel primo anche la spiegazione di cosa andrà incontro il lettore; quindi la parte sulle precedeti parolechiave direi che ci sta benissimo); primi contributini (magari anche il dizionario, o le voci che vi compariranno); contributi e poi articolo finale.
Se ci sarà la possibilità di organizzare qualcosa assieme a ZAp sull’argomento ben venga!

 
 

Evviva!
Mando a quella mia amica che forse contribuirebbe, vista la precarieta’ informatica in cui vivo, l’editoriale. Un besooo

 
 

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