Tra carne e spirito: concettualizzazioni di corpo e soggettività femminili in età moderna

Il corpo femminile e la sua normalizzazione: medicine in evoluzione, resistenza e repressione

Argomento

In eta’ medievale non si ha consapevolezza del proprio corpo, il corpo appartiene all’altro (al divino) e il rapporto con il cibo, il sangue e l’ostia e’ in qualche modo a questo delegato. Da qui il concetto di trascendenza e la nascita della mistica. Con la Controriforma si assume il controllo sul corpo attraverso la clausura monacale, la riduzione della mistica a eresia e la riconduzione alla disciplina. Il processo continua e si evolve nel Seicento quando la nuova scienza medica si propone di indagare i corpi, normandone anche l’esistenza e naturalizzando nel femminile la maternita’ e l’allattamento. L’occhio trascendente di Dio, che era prima ricevuto liberamente dalle mistiche e che poi diventa appropriazione della Chiesa, si sposta sul piano materiale proprio con l’indagine medica.

Parola chiave

La crisi si interseca alla questione del corpo femminile sul fronte spirituale e su quello materiale, nella costrizione che ad esempio le monache sono costrette a subire, così come nello sguardo medico che inizia a essere sempre più pervasivo. Un mondo che va in crisi con la Riforma agisce quindi sul piano prettamente corporeo delle donne.

Metodo

L’articolo dovrebbe cercare di unire qualche parte della mia tesi triennale (compilativa) e qualche parte della mia tesi specialistica (di ricerca), ovvero le mie letture sul corpo delle donne (e non) in rapporto alla Riforma protestante e Controriforma cattolica e la nascita delle nuove tecniche mediche e cio’ che in tale ambito ho estratto dalle lettere di Eugenia Spada (la biografia e’ tra queste. Probabilmente qui i riferimenti alle lettere saranno pero’ limitati.
Il riferimento teorico è a Donna Haraway, una rilettura postpostmoderna della scienza e del corpo, senza perdere l’importanza della carne (che è il nostro dato di fatto e sensibile) la costruzione sociale è palese ed evidente e va deturnata, attraverso una visione sensibile e non più divina, onnisciente, lontana e onnicomprensiva. Il posizionamento di chi ricerca è altrettanto importante e la mia posizione è decisamente femminista, critica, influenzata dalle numerose strade che ho percorso.

Indice-temi

  • Introduzione
  • Antica scienza medica e religione: percorsi che si intrecciano sui corpi
  • Una nuova visione: l’indagine sul corpo femminile tra profano e spirituale
  • Conclusioni

Articolo

L’istinto materno prima o poi arriva, ora non ci pensi perché sei giovane.
Ti devono venire? 
Sei isterica come tutte le donne!

Disordinate, irregolari come i loro strani cicli, deboli, materne o matrigne, sconvolte da uteri vaganti, o dagli ormoni. Il corpo delle donne e i loro comportamenti sembrano essere connessi in modalità incomprensibili all’occhio umano, almeno a giudicare dalle espressioni utilizzate per descriverlo. Già con Aristotele troviamo descrizioni del corpo femminile come disordinato e incostante{{1}} e tale corpo era strettamente collegato al ritenere limitate le possibilità spirituali e mentali femminili, come sarebbe poi stato ripreso dai teologi medievali, in particolare Girolamo, Agostino, Gregorio Magno{{2}}.
Il disordine insito nella sua condizione conduceva la donna a essere considerata più facilmente attratta da arti diaboliche e stregonesche e a non poter comunque predicare o dedicarsi alla speculazione teologica: la sua debolezza d’intelletto ne avrebbe minato il risultato o avrebbe potuto corrompere altre anime se avesse diffuso le sue false credenze. Anche i casi di stregoneria erano spesso indirizzati alle donne che parlavano “troppo” o nel sonno, ma vedevano una conferma nel corpo. Le cosiddette “poppe” delle streghe erano anomalie epidermiche da cui si pensava che si nutrisse il Maligno, come suggeriva il Malleus Maleficarum. Proprio perché parlare per le donne era pericoloso, a queste si consentivano discorsi solo durante determinati periodi dell’anno, ad esempio il Carnevale.

Questo non è, o non è del tutto, il mondo che conosciamo, in cui non è tanto il corpo a dettare caratteristiche psicologiche, quanto la mente che si occupa del corpo. Pillole per dimagrire, rafforzarsi, ginnastica, creme ringiovanenti, sono solo alcuni dei dispositivi utilizzati. Nonostante questo, il corpo biologico ci sembra spesso qualcosa di statico, indissolubile, dato in se stesso. In realtà trovo condivisibile una concezione secondo cui i nostri corpi biologici sono sociali e inseriti nella storia almeno quanto sono scritti da codici genetici (che, in fin dei conti, hanno anch’essi memoria storica). E come realtà storiche subiscono crisi ed evoluzioni. Qui, ho volute analizzare come la crisi di un mondo (quello antico e medievale) abbia influenzato il concetto del corpo dal punto di vista medico e religioso.

Un corpo trascendente

La scienza medica occidentale, fino al Seicento, segue il pensiero ippocratico, specie nel commento galenico. Si riteneva cioè che la salute dipendesse dall’equilibrio degli “umori” corporei (sangue, bile nera e gialla, flemma) e dalle categorie di caldo e freddo, che tuttavia si pensava fossero connesse alle persone in varia misura a seconda della natura: potevano cioè esserci persone sanguigne e calde, oppure flemmatiche e fredde, ad esempio. Tutti i fluidi corporei, in virtù di tali equilibri, erano perciò connessi e facevano parte di uno stesso meccanismo: ad esempio il sangue (che aveva costituito la materia creatrice del feto) diveniva latte quando una donna partoriva, ed essendo costituito della stessa sostanza dello sperma si pensava che fosse dannoso per le allattanti avere rapporti sessuali. Inoltre, tali teorie formulavano le teorie sessuali sull’analogia, più che sulla differenza, tanto che, al contrario che nella concezione aristotelica di inferiorità femminile, in Galeno vediamo la donna costituirsi come un uomo “al contrario” i cui organi si riversavano infatti all’interno{{3}}.
Ognuna di queste concezioni si andava a legare indissolubilmente con le teorie spirituali, per cui la donna, uomo rovesciato o inferiore, finiva con l’essere allontanata dalla speculazione teologica, ma che al tempo stesso vedeva nel proprio corpo (e nel suo annullamento) il mezzo per raggiungere la trascendenza: numerose sono le testimonianze di mortificazione corporale vissute dalle donne, da quelle sante vive che sembravano raggiungere in terra Dio, a riprova del cui incontro vi erano fatti miracolosi, ancora una volta spesso legati al loro corpo, ad esempio che riuscissero a non mangiare o non avessero più le mestruazioni{{4}}. Tuttavia, il corpo permeava alcune visioni spirituali di Cristo come madre, al cui costato numerosi santi si erano abbeverati{{5}}, o di Cristo come frutto del sangue mestruale di Maria{{6}}. Figure di spicco come Francesco d’Assisi, Enrico Suso, Riccardo Rolle e Taulero utilizzavano in senso positivo metafore femminili, parlando di sé come madri. La debolezza femminile non permetteva alle donne di accostarsi alle Scritture, che sarebbero state inevitabilmente fraintese dalla loro mente poco capace, ma proprio in virtù della propria debolezza alle donne era a volte riservato un contatto diretto con la divinità, non mediato dai testi come per gli uomini. Le ultime saranno le prime, ma gli stessi uomini che usavano metafore femminili, non erano per questo spesso meno convinti della subordinazione del sesso femminile{{7}}. Specie nel Medioevo, nonostante alcune di tali teorie fossero a cavallo tra ortodossia ed eterodossia , troviamo quindi spiritualità femminili o al femminile che tendevano a discostarsi da una visione prettamente “maschile” della teologia, che si sarebbe però imposta successivamente anche grazie a quella scienza che è stata tanto spesso enfatizzata come portatrice di valori laicali e materialistici.

L’invenzione del corpo materno

L’imposizione di una visione patriarcale sulla spiritualità e sul corpo avviene con diverse strategie e in diversi tempi e di conseguenza in diverse forme. Non è mia intenzione argomentare una strategia comune, ma piuttosto riflettere su come cambiamenti sociali che sono avvenuti a diversi livelli (anche se qui ne prendo in considerazione solo due) abbiano creato una nuova concezione di corpo, in particolare quello femminile. Infatti, Riforma e Controriforma, anche grazie a una nuova medicina, agirono sulla vita femminile determinandone in particolare il ruolo all’interno della famiglia.
Il primo passo per costituire l’associazione tra corpo femminile e materno che a tutt’oggi permea la visione sulle donne fu quello di enfatizzarne il ruolo di soggetto trasmettitore di conoscenza primaria sulla religione, limitandone al tempo stesso gli spazi autonomi chiudendo i monasteri o imponendovi la clausura, controllandone i comportamenti in confessionale o a livello sociale{{8}}. Sebbene il dibattito sulla condizione femminile sia spesso diviso tra chi sostiene una maggiore libertà tra i riformati e chi tra i cattolici, penso che sia possibile argomentare una sostanziale regressione della condizione femminile a fronte della reazione generale seguita alla crisi teologica e politica{{9}}.
Nel secolo successivo al Concilio di Trento, in cui in Italia in particolare vediamo poco a poco applicarsi le disposizioni restrittive sulla libertà femminile, specie claustrale, nasce la nuova scienza medica. Tra le più importanti scoperte del Seicento Harvey comprende la circolazione e si osservano le cellule sessuali maschili e femminili (sebbene per gli spermatozoi si debba attendere un lungo periodo prima di comprenderne la reale funzione){{10}}. In questo periodo si inizia anche ad utilizzare con più frequenza strumenti per “aiutare” il parto: il primo cesareo su una donna viva avviene nel 1581 e si iniziano a usare forcipi e uncini per estrarre i feti. In entrambi i casi, scopo principale e’ quello di salvare l’anima al bambino, anche in condizioni di parto difficili. Da qui nasce la branca dell’ostetricia, che va a soppiantare l’attività delle levatrici, già spesso regolata dalle parrocchie o dalle autorità locali. In questo caso, osserviamo come l’azione della scienza, della religione e dello Stato (che regolava l’accesso alle Facoltà di ostetricia e conferiva le licenze ai medici) vada a controllare il corpo delle donne gravide e a regolarlo. La nuova scienza si caratterizzava anche per l’utilizzazione di un metodo empirico che soprattutto inizialmente si applica allo studio dei cadaveri. Non più spettacolarizzate, le nosomie si spostano dall’Accademia e dal corpo dei condannati a morte, dei suicidi o trafugati, ai cadaveri di persone decedute per morte naturale o per malattia. La diffusione di tali pratiche, che in Italia precedette molti altri paesi europei è testimoniata da discussioni familiari (ancora non quantificabili) di tali esami post mortem anche in famiglie nobili{{11}}, quando si riportavano le possibili cause di morte di un proprio caro. Allo stesso tempo vi è la riformulazione di alcuni comportamenti precedentemente tollerati come devianti, in particolare nella riconduzione dei deliri mistici e delle melanconie femminili a pazzia, isteria e depressione. La corporeità e la mente vengono disciplinate, internalizzate e privatizzate e conseguentemente lo sguardo medico inizia ad occuparsi non più dei segni esteriori o degli equilibri umorali, ma anche di ciò che accade all’interno del corpo. A riprova di ciò si hanno dal Seicento-Settecento le illustrazioni anatomiche, che iniziano a corredare i manuali medici (in ciò si era distinto alcuni secoli prima, a dire il vero, Leonardo da Vinci), tra questi, nel 1773, l’atlante Anatomia Uteri Gravidi, che era stato possibile redigere grazie a una certa fortuna nel ritrovamento di una giovane donna vicina al parto e morta improvvisamente{{12}}.
Ancora nel Settecento, osserviamo come questo processo che sposta il corpo femminile in famiglia abbia compiuto il suo iter, almeno per quanto riguarda la società borghese. L’allattamento che veniva inizialmente affidato alle balie, anche perché le donne dovevano sostenere una serie di attività sociali cospicua che non permetteva loro di nutrire i propri figli, diviene un compito materno. L’allattamento al seno viene incoraggiato per le madri come primario momento per stare assieme ai figli, ignorandone per altro gli aspetti di piacere sessuale che questo comporta, in una tendenza che è proseguita fino ad oggi{{13}}. L’allattamento diviene, a mio avviso, la sanzione definitiva di un ruolo materno legato alla casa e alla famiglia che sarà fatto proprio dalla tradizione borghese dell’età contemporanea. La donna viene spinta a vedere la casa come il suo luogo “naturale”, così come la gravidanza, l’allattamento e l’educazione dei figli, anche se fino alla Rivoluzione Industriale tale ruolo non era assunto nemmeno nelle famiglie benestanti.

Viene a definirsi in maniera visibile, a cavallo tra Settecento e Ottocento, una costruzione culturale, sociale e simbolica della maternità che presuppone la responsabilità verso il figlio, assegnando alle donne il lavoro di cura che, prima condiviso da più figure e decentrato in più luoghi, ora si cumula su una sola persona e si colloca attorno al focolare. Più le richieste in ordine all’igiene, all’alimentazione, all’istruzione si fanno pressanti, più il lavoro materno diventa responsabile ed esclusivo e si struttura come ruolo, cioè come complesso di aspettative condivise nell’ambito di un determinato gruppo, relative ai comportamenti delle donne nella famiglia, Fiume, Nuovi modelli e nuove codificazioni: madri e mogli tra Settecento e Ottocento, in Storia della maternità, cit., p. 77.

Conclusioni

L’argomentazione, non proprio originale, è che il corpo della donna sia stato oggetto di controlli e costruzioni sociali incrociati e che questo gli ha dato la forma che ha assunto oggi.
Il desiderio di maternità, la medicalizzazione del parto, il piacere dell’allattamento al seno (ma non quello sessuale, solo quello casto e materno) sono elementi che si sono sviluppati come “identitari” nel soggetto donna attraverso i secoli, ma per i quali vedo come secolo centrale il Seicento. La nuova scienza medica, basata sull’osservazione e una visione distante hanno sì da un lato contribuito a diminuire la mortalità di numerose malattie, ma hanno anche dipinto il medico come un essere distante e onnipotente, quando nelle età precedenti questi era più che altro un consigliere, che doveva interpretare i segni del corpo e curare la persona, più che la malattia, come in altre discipline mediche (numerosi sono i punti in comune tra la medicina tradizionale cinese e quella galenica, ad esempio).
Interessante è anche notare come una serie di cambiamenti si siano prodotti grazie a una profonda influenza delle chiese, specialmente per quanto riguarda il ruolo materno.
Manca a questa analisi una più accurata ricerca sulla condotta statale: sappiamo ad esempio che in alcune località si intervenne duramente contro le levatrici, sostituendole con ostetrici e ginecologi, ma anche che le donne gravide dovevano denunciare la propria condizione alle autorità per evitare aborti (che prima del Cinque-seicento erano invece ampiamente tollerati specie nei primi mesi di gravidanza).
Ma penso sia possibile invitare tutti a trovare persistenze e mutamenti. Ciò che era impensabile è ora teorizzato da riviste scientifiche, chiese e leggi (la soggettività giuridica dell’embrione – link 1 e/o 2?){{14}}, mentre le analogie galeniche e i concetti di passività femminile nell’inseminazione persistono (basti pensare alla descrizione della clitoride come “piccolo pene” o alla passività dell’ovulo di fronte agli spermatozoi{{15}}).
A volte verrebbe da chiedersi

di chi è questo corpo così carino di cui tutti vogliono farsi beffe?Di chi è questo corpo per niente carino che tutti valutano come misurerebbero una vacca sul mercato? A chi appartiene questo corpo che invecchia, ingrassa, si sforma, mi domanda del lavoro e della cura per restare conforme ai parametri del desiderabile? Desiderabile per chi?{{16}}

Consigli per la lettura: Barbara Duden, Il corpo della donna come luogo pubblico.

Note

[[1]] Il maschio era visto come “portatore del principio del mutamento e della generazione”, mentre la femmina “di quello della materia”, in un dualismo tra spirito e materialità che avrebbe goduto di lunga fortuna, Aristotele, Superiorità del maschio nella riproduzione, in Opere, Riproduzione degli animali, vol. V.[[1]]

[[2]] Carolyn Walker Bynum, Sacro Convivio Sacro digiuno, p.239.[[2]]

[[3]] Proprio in virtù di tali analogie troviamo ricerche che potrebbero apparire “bizzarre” all'occhio contemporaneo, come quelle sugli uomini mestruanti (G. Pomata, Uomini mestruanti. Somiglianza e differenza fra i sessi in Europa in età moderna, «Quaderni storici», 1992, 79), o teorie mediche cosiddette appartenenti al “femminismo galenico”, in cui alla donna si attribuiva pari dignità rispetto all'uomo, anche in virtù della sua potenza generatrice. Mercuriale, ad esempio, scriveva: Non so stupirmi abbastanza di Aristotele, che disse che le donne e le femmine tutte sono dei mostri: infatti sia che guardiamo alla forza delle femmine nella propagazione della specie (cosa pertinente alla natura) sia che consideriamo l'utilità delle donne per una vita buona e felice, vediamo chiaramente che la femmina non è affatto un mostro, come diceva Aristotele, ma piuttosto un obiettivo primario dell'intenzione della natura, in Gianna Pomata, Donne e Rivoluzione Scientifica, : verso un nuovo bilancio, in  Corpi e storia,  Donne e uomini dal mondo antico all'età contemporanea, a cura di N. M. Filippini, T. Plebani, A. Scattigno, Roma, 2002.[[3]]

[[4]] Gabriella Zarri, Le sante vive e Carolyn Walker Bynum.[[4]]

[[5]] Carolyn Walker Bynum, Sacro Convivio.[[5]]

[[6]] Sull'assorbimento del sangue mestruale da parte dell'utero durante la gravidanza, V. Andò, Modelli culturali e fisiologia della maternità nella medicina ippocratica, in Madri, a cura di G. Fiume, sulle sue implicazioni teologiche, Carolyn Walker Bynum, Wonderful Blood.[[6]]

[[7]] Carolyn Walker Bynum, Sacro Convivio, p. 122.[[7]]

[[8]] Gabriella Zarri, Creanza cristiana.[[8]]

[[9]] cfr. Bainton, Wallace...[[9]]

[[10]] Barbara Duden, il corpo della donna come luogo pubblico, p. 46.[[10]]

[[11]] L'autopsia di Vittoria Patrizi è descritta in Archivio di Stato di Roma, Archivio Spada-Veralli, b.623, lettera di Eugenia Spada del 26 Maggio 1685.[[11]]

[[12]] Barbara Duden, The Woman Beneath the Skin. A doctor's patients in eighteenth-century Germany, London, 1991.[[12]]

[[13]] Daniela Lombardi, Storia del matrimonio. Interessante è comunque notare che tale aspetto di piacere era ignorato anche dalla maggior parte delle teorie galeniche, nonostante per queste il processo analogico accostasse i capezzoli al pene.[[13]]

[[14]] Barbara Duden, corpo.[[14]] 

[[15]] Nella metafora medica dell'ovulo fecondato passivamente (confutata da numerose ricerche che lo vedono invece “attivo” nell'accogliere lo spermatozoo) possiamo intravedere ancora una volta il pensiero di Aristotele, che vedeva l'uomo attivo, in quanto “atto a generare nell'altro” e la donna passiva in quanto “genera in se stessa e dalla quale si forma il generato che stava nel genitore”, in Aristotele, Superiorità del maschio nella riproduzione, in Opere, Riproduzione degli animali, vol. V.[[15]]

[[16]] Tiqqun [Ecografia di una potenzialità->http://leribellule.noblogs.org/post/2007/05/11/tiqqun-ecografia-di-una-potenzialit/] [[16]]

Nelle note, sono state fatte alcune modifiche, in sede di revisione. Senza starle a segnalare tutte, segnalo che: ho dovuto togliere le virgole fra Città e anno-di-pubblicazione; inserire la Città-di-pubblicazione/la Casa-editrice dove mancava; cambiare tutti gli “a cura di” in “(cur.)” (che sta per: curatela); modificare la posizione degli autori/rici delle opere collettanee di cui si citava solo un saggio portandoli avanti e non in fondo.
Alice aveva comunque provveduto a uniformare il grosso. Unica nota che è cambiata notevolmente è la n. 17, che è diventata così:

[[17]] Tiqqun, Ecografia di una potenzialità, trad. it. (scaricabile qui) di Échographie d'une puissance, in «Tiqqun, Organe de liaison au sein du Parti Imaginaire - Zone d'Opacité Offensive», Les Belles-Lettres, 2001, pp. 194-233, disponibile su bloom0101. [[17]]

In “qui” è linkato il blog delle Ribellule, mentre in bloom0101 c’è il link a questo, dove si può scaricare il pdf del secondo numero della rivista Tiqqun, segnalando le pagine esatte dove è possibile leggere l’articolo citato (in lingua originale). Spero piaccia la modifica. (spleen, 3/03/2012)

Immagini

en.wikipedia.org/wiki/File:Savior_-_Qui...
Cristo come madre, dipinto di Quirizio da Murano
www.lapietrafocaia.it/media/%20%204%20-...
lezione di anatomia del dottor Tulp, Rembrandt
4.bp.blogspot.com/-fCn1o3fKeLc/Tf6bUWq-...
La Carità romana (sui diversi significati simbolici dell’allattamento)
1.bp.blogspot.com/-YQfqU7v2XqM/TZJSbCTD...
Anatomia Uteri Gravidi, 1774

Tag

storia della scienza, corpo, religioni, riforma, controriforma, seicento, maternità, identità, genere, storia moderna

Bibliografia

Questa è la bibliografia secondo le attuali norme redazionali de Il Caso S. (tralasciando i corsivi, che non c’ho voglia di mettere i trattini bassi):

  • Valeria Andò, Modelli culturali e fisiologia della maternità nella medicina ippocratica, in Giovanna Fiume (cur.), Madri. Storia di un ruolo sociale, Marsilio, Venezia 1995, pp. 33-44.
  • Roland H. Bainton, La Riforma protestante, Einaudi, Torino 2000.
  • Caroline W. Bynum, Holy Feast and Holy Fast, the religious significance of food to medieval women, University of California Press, Berkeley-London, 1987.
  • Caroline W. Bynum, Sacro convivio e sacro digiuno. Il significato religioso del cibo per le donne del Medioevo, Feltrinelli, Milano 2001. (perché c’è in nota e non in biblio??)
  • Caroline W. Bynum, Wonderful Blood. Theology and Practice in Late Medieval Northern Germany and Beyond, University of Pennsilvania Press, Philadelphia 2007.
  • Maria Pia Donato, Il normale, il patologico e la sezione cadaverica in età moderna, in «Quaderni storici», 1/2011, pp. 75-98.
  • Barbara Duden, The Woman Beneath the Skin. A doctor’s patients in eighteenth-century Germany, Harvard University Press, London 1991.
  • Barbara Duden. Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull’abuso del concetto di vita, Bollati Boringhieri, Torino 1994.
  • Valerie Fildes, Breasts, Bottles and Babies, Edinburgh University Press, Edinburgh 1989.
  • Giovanna Fiume, Nuovi modelli e nuove codificazioni: madri e mogli tra Settecento e Ottocento, in Marina D’Amelia (cur.), Storia della maternità, Laterza, Roma 1997, pp. 76-110.
  • Daniela Lombardi, Storia del matrimonio dal Medioevo a oggi, Il Mulino, Bologna 2008.
  • Marilyn Nicoud, Salute, malattia, guarigione, in «Quaderni Storici», 1/2011, pp. 47-74.
  • Peter G. Wallace, La lunga età della Riforma, Il Mulino, Bologna 2006.
  • Gabriella Zarri, Le sante vive: profezie di corte e devozione femminile tra ’400 e ’500, Rosenberg&Sellier, Torino 1990.
  • Gabriella Zarri, Un percorso di ricerca, in Ead. (cur.), Donna, disciplina e creanza cristiana. Un percorso di ricerca, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1996, pp. 5-19.

Questa la vecchia (la lascio così, se ho fatto errori, me li segnalate):

  • Andò,Valeria. 1995. Modelli culturali e fisiologia della maternità nella medicina ippocratica, in Madri. Storia di un ruolo sociale, a cura di G. Fiume, Venezia, Marsilio, pp. 33 – 44.
  • Bainton, Roland H. 2000. La Riforma protestante, Einaudi, Torino, pp. 280.
  • Bynum,Carolyne Walker. 1987. Holy Feast and Holy Fast, the religious significance of food to medieval women
  • Ead. 2007. Wonderful Blood. Theology and Practice in Late Medieval Northern Germany and Beyond, University of Pennsilvania Press, pp. 402.
  • Donato, Maria Pia. 2011. Il normale, il patologico e la sezione cadaverica in eta’ moderna, in “Quaderni storici”, 2011 (1)
  • Duden, Barbara. 1991. The Woman Beneath the Skin. A doctor’s patients in eighteenth-century Germany, Harvard University Press, London, pp. 241.
  • Ead. 1994. Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull’abuso del concetto di vita, Bollati Boringhieri, Torino, pp. 136.
  • Fildes, Valerie. 1989. Breasts, Bottles and Babies, Edinburgh University Press, pp. 490.
  • Fiume, Giovanna. 1997. Nuovi modelli e nuove codificazioni: madri e mogli tra Settecento e Ottocento, in Storia della maternità, cit., pp. 76 – 110.
  • Lombardi, Daniela. 2008. Storia del matrimonio dal Medioevo a oggi, Il Mulino, Bologna, pp. 296.
  • Nicoud, Marilyn. 2011. Salute, malattia, guarigione, «Quaderni Storici», 136, pp. 47 – 74.
  • D. Lombardi, Storia del matrimonio dal Medioevo a oggi, Bologna, 2008.
  • Wallace, Peter G. 2006. La lunga età della Riforma, Il Mulino, pp. 336.
  • Zarri, Gabriella. 1990. Le sante vive: profezie di corte e devozione femminile tra ’400 e ’500, Rosenberg&Sellier, pp. 258.
  • Ead. 1996. Un percorso di ricerca, in Donna, disciplina e creanza cristiana. Un percorso di ricerca, a cura di Ead., Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, pp. 5 – 19.
 

Ciao!!
Ti va di scrivere due righe su come l’argomento si collega alla parola chiave?

Elena per L’Assemblea

 
 

Dev’essermi sfuggito qualcosa: quest’altra pagina che cos’è allora? we.riseup.net/coordinamentostorici/lavo...
Nella pagine riassuntiva c’è scritto “doppia” perché è un doppione oppure perché hai intenzione di utilizzarle entrambe? Perché se è un doppione esiste sempre l’opzione Elimina wiki ;)

 
 

Eliminato! Vi va bene se scrivo mano a mano qui su riseup, o preferite che metta su un doc word e tutte le critiche alla fine?
Fatemi sapere!

 
 

La lavorazione così sul wiki è perfetta.

 
 

Cara Elettra ho letto il tuo intervento e devo dire che mi sta piacendo molto.
Se posso però intromettermi nella lavorazione volevo consigliarti due libri che probabilmente conoscerai e che potrbbero servirti nell’ampliamento di alcune parti; più specificatamente qualla della caccia alle streghe e la questione dare l’anima-aborto post concilio di Trento.
Il primo libro è “La caccia alle streghe in Europa”, di Brian P. Levack, che tratta la persecuzione delle streghe/stregoni in tutta Europa (compresa Russia e colonie americane) con particolare enfasi riguardo la Germania e le differenze di procedure tra cattolici e protestanti.
Il secondo invece è appunto “Dare l’anima. Storia di un infanticidio”, di Adriano Prosperi, dove l’autore, attraverso la ricostruzione dell’indagine effettuata su un infanticidio nei pressi di Bologna nel 1709, descrive la condizione sia della donna, ma in generale della concezione post-controriforma in materia di aborto ed anima.
Spero ti possano servire, a presto. :)

 
 

P.S. A livello tecnico di esposizione sul sito ti chiedo anche gentilmente di cominciare a pensare a delle Tag-parole chiave e delle immagini (max 4 con spiegazione di cosa rappresentano).
Amen.

 
 

Grazie per i suggerimenti massimiliano! Ora dubito di riuscire a consultarli per l’articolo, visto che sto vivendo in Polonia, ma se trovo qualcosa online, specie del secondo ci dò un occhio.
Tra stanotte e domani volevo mettere a posto il testo e inserire le note bibliografiche e contenutistiche.
Se riesco faccio anche le note e le immagini, se no conto di chiudere entro il 20. E’ ok?

 
 

Ok, devo sistemare l’italiano, le citazioni e la bibliografia (che sono superincasinate) ma più o meno c’è tutto. Una domanda: è troppo corto? Fatemi sapere, magari anche con qualche suggerimento su cosa potrebbe essere sviluppato! Ah, ho controllato ma su internet niente Prosperi. La parte sulle streghe invece l’ho tolta, faceva piuttosto parte della tesi triennale ma qui ci entrava poco.

 
 

O_O in Polonia! Wow!
Va benissimo per il 20, ma non fare i salti mortali che la deadline è per il 1° marzo. ;)

 
 

Io tutta la parte di discussione sulla vita claustrale ce l’avrei lasciata, invece; sul nodo, cioè, della maggiore o minore presa del potere maschile sui luoghi della vita femminile. In fondo l’articolo non è lunghissimo e introdurre degli elementi di dibattito è esattamente quello che ci piace fare :)

 
 

In realtà ho tolto solo una ripetizione! ma volendo posso argomentare meglio quando ne parlo…
Ditemi che io eseguo eh :)

 
 

Sulle poppe delle streghe (ancora lo devo leggere) www.dermanities.com/detail.asp?article=278

 
 

è la versione definitiva?

 
 

Ma anche (scusa le troppe domande): l’ultimo paragrafo prima delle conclusioni c’è o non c’è?

 
 

L’ultimo paragrafo è una citazione e mi sono sbagliata con l’editing. E’ la versione definitiva salvo note che sono un po’ un delirio ma che pensavo di mettere a posto oggi. Scusate se sono sparita ma domenica ho ricevuto una notiziona importante: mi laureo a fine marzo! argh! love per voi.

 
 

cara alice mi scuso tantissimo per la poca attenzione ma fastweb chiaramente pagato dal mossad dopo i miei studi su israele ,continua a boicottarmi! (aahahha!)
ma passiamo al dunque!

- è ben collegato con la parola chiave!

allora questa frase per quanto riguarda la scorrevolezza la rivedrei

-“In molti casi di stregoneria, spesso di quante parlavano troppo (anche solo nel sonno) veniva ricercata nel corpo, in una inconsueta “poppa”, che fosse cresciuta sul ventre o in qualche altro luogo, pronta a nutrire il Maligno, come suggeriva il Malleus Maleficarum. Per le altre, la limitazione era quella di parlare solo durante determinati periodi dell’anno, ad esempio il Carnevale.”

- "Tra le più importanti scoperte del Seicento Harvey " diciamo qualcosa in più su Harvey

- pensi che qualche accenno al dogma dell’immacolata concenzione(come volontà da parte della chiesa di tener le donne sempre più vicine in un periodo in cui la scienza che inizia a studiare il corpo femminile sembra avvicinare a se le donne) sia inutile o fuori luogo? o periodi troppo diversi?

-comunque mi piace molto!

 
 

Debs, l’immacolata concezione è dogma dal 1854 con la Ineffabilis Deus del sempre ottimo Pio IX con le truppe francesi in casa, per il resto a quanto ricordo l’aveva semi-ufficializzata papa Albani, Clemente XI a inizio ’700.

Ma poi non è che per forza tutto ciò che è legato alla Madonna, alla religiosità popolare e ai riti è sempre fatto dai cattivissimi preti per stringere il controllo sulle donne, eh. Detto da anticlericale sì, ma storico (non sto dicendo sia questo il caso, non mi piaceva l’associazione automatica).

 
 

ahhh ok, no era una mia curisoità saperne un po’ di più sul rapporto madonna-scienza perché mi ricordavo una lezione di storia delle donne in cui la prof metteva in risalto come con l’evoluzione della scienza e una maggiore attenzione al corpo femminile la chiesa con l’immacolata cercasse di """tenersi strette le donne""". ma forse mi ricordo male e comunque non ho più letto nulla a riguardo.

per forza no ma sempre si…… il rapporto donne madonna non ce la posso fare su riseup! :) pretimaiali smepre ahahhahha

 
 

Il rapporto donne e madonne sarebbe proprio bello, ma è un altro articolo almeno! :)
Si parte dal paganesimo, si prosegue con la trinità femminile e si arriva all’immacolata e alle piangenti!
Un macello insomma! Però figo, magari una volta lo facciamo (con un menage a trois tra medievalist, modernist e contemporaneist)

Per Harvey, se mettessimo il link a questo? www.imss.fi.it/milleanni/cronologia/bio...
è anche in CC!
Intanto ho sistemato la bibliografia, spero domani di finire tutto. So che sono proprio a ridosso della scadenza ma è stato un finesettimana delirio mannaggia. Baci

 
 

tranquilla!hai fatto un bel lavoro soprattutto dal punto di vista della lavorazione!sei nei tempi!
ok per il link!

 
 

Come scritto dalla cara debs l’articolo è ok, ed anzi mi scuso della mia assenza prolungata nel dialogo, l’ultimo sforzo che ti chiediamo è una piccola auto-biografia ironica di massimo 400 battute che verrà pubblicata a fianco dell’articolo (che poi se vuoi puoi metterci anche una immagine). Per scrivere la biografia e/o prendere spunto da altre il link è:

we.riseup.net/coordinamentostorici/bio

 
 

ho fatto alcuni cambiamenti a livello di note per la pubblicazione (nulla di contenutistico, solo una questione di parentesi). rileggendo ho notato però un termine, nosomie, che inizialmente credevo tecnico (sta tra la nota 10 e la 11 quando parli del trasferimento dell’osservazione degli accademici sul corpo delle donne), poi ho cercato sul web/dizionario e non lo trovavo. Volevo chiederti quindi se era un errore o effettivamente è un termine usato. un’ultima cosa riguardva tutta la parte barrata dove lasci il riferimento al testo di Fiume. Quel riferimento lo dobbiamo trasformare in nota (che diventerebbe la 14°) o va nella bibliografia? :) a Presto baci

 
 

No direi una citazione intratestuale. Il termine giusto è notomie, da anatomie..scusate il refuso.
Aggiorno le bio :)
scusate la risposta tarda baci

 
 

@massimiliano: grazie mille che hai fatto ‘sta cosa delle note, ché alice me l’aveva appioppata a me :p (hehehe!). Grazie! Ah… ho aggiunto, alla carlona, un paio di tag “code” (apri le modifiche per capire come funziona) così le parentesi quadre non si trasformano in link (non mi andava di mettere il backslash per ognuna).

 
 

@alice-c: alcune questioni.
Le abbreviazioni nelle note sono out of policy: non avendo le note a pie’ pagina, non è possibile abbreviare. O meglio è possibile, però in teoria abbiamo delle norme redazionali. Idem per la questione dei nomi puntati in bibliografia. Questo non per dire che la tua proposta è uno schifo e la bocciamo e non hai diritto di parola (anche se mi piacerebbe tanto risolvere le questioni così :p), ma perché per ora, quelle sono le norme. Poi discutiamole e cambiamole. Ma magari diventano operative alla prossima parola chiave? Altrimenti, così, il risultato è solo aggiungere confusione ad un sito già molto confuso :)
Poi: non ho capito la questione della citazione di Fiume. Secondo me va in nota. Altrimenti faremmo tutto alla Harvard, ma noi siamo Vancouver tutta la vita.
Infine, in bibliografia nessuno ha mai messo i numeri delle pagine. Comunque sarebbe fare uno sforzo tutti insieme per ridefinire le norme, perché se tu (come molti altri) non le hai capite, vuol dire che dobbiamo scriverle meglio (e poi in alcuni casi migliorarle). Però, per ora, ti chiedo di soprassedere e «aspettare la primavera». Does that make sense?

 
 

Ti risponderò con una risposta brutta: ho fatto copia + incolla dalle tesi, perché non ho avuto il tempo di risistemarle. Lo so sono un mostro, ma da quello gli sms un po’ contriti. Comunque, le abbreviazioni sono state usate in altri articoli del casoesse (io le odio, quindi figurati, non è per usarle)…
Baci : )

 
 

siamo in fase di elaborazione di nuove norme proprio perché le note del sito sono tutte sierse! ..penso se ne sta occupando il gruppo tech

 
 

@Debs: ce ne stiamo occupando tutti :) (e tu sei pure editor, se non t’iscrivi alla lista tech lo dico a tubia!)

@alice_c: sei un mostro schifoso ahahah! Daje daje, mo fra domani e domenica ci lavoriamo (io ora devo lasciare la connessione.. domani sono di nuovo sul pezzo!)

 
 

Allora, gli editor ed Alice dovrebbero essere in grado di vedere questa bozza: www.casoesse.org/?p=3755&preview=true dopo il log-in. Ho corretto, come segnalato sopra, alcune indicazioni bibliografiche. Nel testo ho corretto solo la parola “nosomie” per “notomie” come detto.
Ho aggiunto le foto (spero ti piaccia l’ordine Alì :p) sperando che venga fuori nel mosaico quella dell’allattamento (l’ho caricata per ultima). Messi i paragrafi a scomparsa tranne il primo; messo il link a questa pagina di lavorazione, che il giorno della pubblicazione diventerà pubblica.

 
   

Ho guardato, e va bene direi. Con le immagini è tutto molto più bello :)