CRONACHE DAL PARCO EOLICO DI RIVOLI

Il landgrabbing è un fenomeno inarrestabile che consiste nell'accaparramento delle terre per sfruttarne le risorse. Dall'ottobre scorso non saranno esclusi neppure i parchi nazionali, e ciò che è successo a Rivoli V.se (in zona SIC-ZPS) potrà verificarsi in tutt'Italia, con buona pace delle associazioni ambientaliste (eccetto Legambiente che si è espressa favorevolmente).

La scorsa settimana ho fatto un giro a Rivoli V.se per vedere i nuovi percorsi ciclo-pedonali che passano sotto il famigerato “parco eolico”, e che s’innestano con la ciclovia 2×4 dei comuni di Caprino, Affi, Costermano, e Rivoli appunto.
Nelle foto in allegato si vede una freccia “a pennello” che segnala probabilmente il Sentiero Europeo E5, ma nessuna segnaletica verticale che ne evidenzi l’importanza.
Da notare poi la proliferazione dei vigneti (nella foto vigne al 2°anno d’impianto), nonostante le
rassicurazioni date al circolo Legambiente “Il Tasso” affinchè i prati aridi intorno agli impianti fossero acquistati dall’ente pubblico come compensazione affinchè la viticoltura non danneggiasse ciò che era stato risparmiato dal cantiere.
Una nota sui lavori del percorso “didattico” realizzato in calcestruzzo colorato per mitigarne l’effetto, ma di calcestruzzo si tratta e cemento rimane. Le canaline di scolo in legno di pino non trattato (laòri de Santa Lussìa) con scoli di dimensioni ridicole.
Sul percorso ciclabile principale invece si è scelto il buon vecchio asfalto. Dal bivio di Gaium alla quasi sommità del Monte Rocca sono 100 metri di dislivello circa. La pista “è molto importante quale collegamento Nord Sud, dato che lungo l’Adige posso andare fino al Passo Resia e da Bolzano, lungo l’Isarco, al Brennero”, dice Michele, che la percorre da almeno vent’anni. Lì c’era un’antichissima via fatta in selesi dell’Adige: tutto completamente e stoltamente eliminato.
Per realizzarlo si è tagliato di netto il bosco e la natura del terreno (come vedete in foto) lo rende soggetto ad erosione, tant’è che le caditoie per lo scolo delle acque piovane poste nel sottoscarpa sono già tutte intasate, ed è frequente trovare sulla strada dei bei “maroccoli”.
Percorro quei boschi e quelle campagne da anni, e registro che mi è parso che le pale scarichino verso terra molto vento, inoltre producono un rumore non trascurabile: mi chiedo se questo non arrechi danno all’avifauna locale ed alle specie migratrici che passano in questo corridoio obbligato che è la Valdadige.
Questo è quanto ho potuto verificare dopo aver letto l’articolo del giornale, ma non credo che corrisponda pienamente alle parole rassicuranti del sindaco Campagnari (che a detta sua sta facendo tutto quanto è in suo potere affinchè il parco eolico attragga turismo verso il suo paese).
[Link Text→www.larena.it/stories/dalla_home/614765...
]
Se tutto ha un prezzo, quello pagato dall’ambiente sul Monte Mesa è un conto molto salato.
Questo sito è stato ritenuto d’importanza comunitaria e a protezione speciale per le peculiarità ambientali, eppure non lo ha risparmiato da questa “green economy”.
In futuro c’è da temere che con la nuova "legge parchi"
] si assisterà ad un vero e proprio accaparramento del territorio che insiste su una superficie a parco che è il 10% della superficie nazionale. Queste politiche si devono anche agli sforzi di Legambiente e alla sua “passione” per l’eolico, che contrariamente alle altre associazioni ambientaliste italiane si è schierata a favore di queste pratiche di landgrabbing. Evidentemente lo storico fondatore di Legambiente Chicco Testa ha seminato qualcosa che è nato con gli anni: un ambientalismo geneticamente modificato.