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A proposito dell’articolo dell’Espresso di venerdì 29 novembre Proviamo a rimettere in ordine le cose. Ringraziamo innanzitutto Andrea Palladino e Nell Trocchia, i giornalisti che sull’Espresso uscito oggi hanno dedicato a Legambiente un loro articolo.

Dispiace solo che la voglia di scoop gli abbia preso un po’ la
mano, finendo per innestare l’ormai usuale meccanismo
italiano della macchina del fango (grazie anche alla
titolatura dell’articolo).
Noi purtroppo, nonostante gli autori stessi ciqualifichino come “il colosso dell’associazionismo green italiano”,
non abbiamo la stessa potenza mediatica
dell’Espresso e quindi ci limitiamo a raccontare come
stanno le cose sui mezzi a nostra disposizione.
Nell’articolo si parla della “svolta
imprenditoriale di Legambiente”: “energia da rifiuti,
ricavata da impianti gestiti attraverso una rete di srl e
spa, tutte concentrate sul business del futuro … Con la
società di consulenza Azzeroco2 srl – costituita nel 2007
– sta promuovendo imprese in tutta Italia per la gestione
diretta di impianti in grado di estrarre gas metano da
rifiuti urbani e industriali”.

Le cose stanno così. Azzeroco2, una Esco che Legambiente decise di promuovere nel 2004 (insieme a Kyoto Club e Ambiente Italia), partecipa con il 10% ad un unico impianto funzionante a Latina, ed ha in campo un solo progetto, sempre a Latina (dove per altro come Legambiente siamo in prima fila nella lotta alle ecomafie), quello segnalato dall’articolo, a cui partecipa per l’1%. Tutta qui la rete imprenditoriale. Lo scoop dell’Espresso ci offre l’occasione anche per chiarire un altro aspetto. Azzeroco2 è stata promossa da Legambiente per favorire lo sviluppo nel sistema economico italiano di una green economy che dimostri che le cose si possono fare bene e che producono vantaggi ambientali e occupazionali per il Paese. Strada per altro non particolarmente originale visto che è questa un’opzione ben radicata nell’associazionismo ambientalista di matrice anglosassone, anche operante nel nostro paese. Abbiamo fatto questa scelta, che ci espone a critiche più o meno legittime, perché pensiamo che la responsabilità di un’associazione sia anche quella di dimostrare che le cose si possono fare bene, perché finora l’attacco più pericoloso alla green economy è venuto proprio dagli impianti fatti male o nel posto sbagliato. Coerentemente con qusta

scelta politica Azzeroco2 si è impegnata con il progetto
Recall perché in Italia si sviluppasse un sistema di
impianti di produzione di biogas, che servono al paese,
che sostituisca il mais con la frazione umida che viene
raccolta dai rifiuti urbani e con residui di produzione
vegetale, da cui ricavare biogas e compost. Ma purtroppo
questa strada si è dimostrata molto più complicata del
previsto e siamo fermi ad un solo progetto, ancora da
realizzare.
Nel merito dell’impianto segnalato dall’Espresso,
capiamo che la logica dell’articolo è quella per cui le
colpe dei padri ricadono sui figli. Ma non ci vogliamo
nascondere dietro ad una battuta. Anche qui la realtà è
chiara. “L’azienda entrata nell’affare biogas di
Legambiente” ci sembra una formulazione un po’
approssimativa e vagamente allusiva. Ribadiamo la realtà
dei fatti. Azzeroco2 sta nella società che si è costituita
per costruire un impianto di biogas da FORSU (Frazione
organica rifiuti) con l’1%. Il suo compito è sviluppare il
progetto per essere sicuri che vengano applicate le
migliori tecnologie possibili, per realizzare tutte le
misure volte ad eliminare gli impatti ambientali, per
avere certezze sulla filiera della materia prima
utilizzata. Con i Patti parasociali ha preteso che,
nonostante quel 1%, il presidente della società fosse
scelto da Azzeroco2, per garanzia che la gestione
successiva dell’impianto rispettasse i criteri del
progetto (metodica questa che potrebbe essere anche molto
interessante per gli enti locali, che così potrebbero
svolgere un ruolo di indirizzo e controllo senza esporsi
finanziariamente e senza partecipare agli utili!).
Quanto poi al coinvolgimento del sig. Francesco
Traversa, il cui padre fu condannato a seguito di
un’inchiesta per truffa relativa a traffici illeciti di
rifiuti,
abbiamo svolto le verifiche necessarie, ma nulla ci è
risultato. Su questo riconosciamo volentieri che i
giornalisti dell’Espresso sono stati più bravi di noi.
Forse siamo stati anche indotti in inganno dal fatto che
il sig. Francesco Traversa è vicepresidente di
Confindustria Latina.
D’altra parte troppo ingenui non siamo, e
conoscendo la pericolosità del territorio, Azzeroco2 si è
tutelata con Patti parasociali che ci consentono o di
uscire dalla società o di ottenere l’uscita del socio che
risultasse esposto sul piano della legalità.
Già una settimana fa, infatti, Azzeroco2 si è
attivata, appena venuti a conoscenza dei precedenti penali
del padre di Francesco Traversa, perché si proceda
immediatamente nel rispetto dei patti parasociali
sottoscritti, con le decisioni conseguenti.
Noi non siamo “imbarazzati” come dice in chiusura
l’articolo, siamo INCAZZATI perché noi ed un buon
progetto, assolutamente giusto, siamo le vittime di un
fenomeno sempre più pervasivo che riguarda
l’impossibilità, per sospetti o dati di fatto, di avviare
imprese virtuose in determinati territori. Siamo grati al
giornalismo d’inchiesta se sa andare oltre le informazioni
normalmente disponibili, perché aiuta noi e il paese. Ma
non ci rassegniamo a che nel sistema imprenditoriale
italiano, che è sempre più esposto al rischio di
infiltrazioni illegali e mafiose, non sia possibile
realizzare, in determinati contesti, impianti ed
iniziative tecnologicamente avanzate ed ambientalmente corrette. Perché questo
è l’interesse generale del paese e come Legambiente, con
orgoglio, rivendichiamo che anche questo è parte dei
nostri compiti, con buona pace di qualche ben pensante. Lo
è allo stesso modo, con lo stesso impegno e la stessa
trasparenza con cui denunciamo da anni il massacro della
Terra dei Fuochi e ci battiamo per pretendere verità e
giustizia, e lo facciamo insieme alla battaglia per
rilanciare in quel territorio una economia sana ed
ecologicamente sostenibile. Esattamente come ci battiamo
contro i gravi guasti prodotti dal consumo di suolo ed
insieme ci impegniamo per proposte ed azioni concrete che
favoriscano la messa in sicurezza del territorio e la
rigenerazione urbana
Questo è l’ambientalismo che pensiamo sia utile al
paese.

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Che Legambiente abbia una vocazione per le “energie rinnovabili” non è un mistero:
lo scorso 11 settembre Legambiente si era espressa a favore del testo di legge di modifica della legge 394/91 che la Commissione ambiente del Senato aveva approvato all’unanimità nel dicembre 2012 con procedura d’urgenza presentata dal senatore PDL D’Alì.
Col 10% del paese che cade su aree protette è una bella limitazione per lo sviluppo di energie alternative, visti i vincoli, le estenuanti trattative, e l’ingente esborso delle società elettriche per le misure di mitigazione e ripristino del cotico erboso, piantumazione di alberi e di tutto lo stato dei luoghi.
Questo è indubbiamente il governo delle Lobbies, e non poteva mancare Legambiente, che possiede il 10% di Ex Eligent una società del gruppo Sorgenia di De Benedetti, nonchè braccio EcoDem di un partito che pretende di governare con quell’altro che ha per leader extraparlamentare un delinquente.
In un sol colpo siamo passati da un ambientalismo che conserva la natura, ad un ambientalismo SPA: questo personalmente non mi piace.
www.lettera43.it/ambiente/la-legge-sui-...
www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/09...
www.lipu.it/news-natura/conservazione-f...
www.wwf.it/?3181

 
 

cioè fammi capire: tu scrivi che Legambiente si sarebbe espressa a favore del 10% di area protetta? E in questo modo favorirebbe se stessa? mmmh..Mi manca qualche passaggio

 
   

No, il 10% del territorio nazionale è a parco, e Legambiente e Federparchi si sono espressi a favore di una nuova legge che finanzia solo i parchi “virtuosi” che concedono di sviluppare il business delle energie rinnovabili al loro interno!
Per fare un esempio pratico sotto i nostri occhi, basti guardare la devastazione derivante dalle quattro turbine eoliche sul monte Mesa a Rivoli/Affi. A me sembra una cosa enorme.
Poi qualcuno ci vede un conflitto d’interessi poichè Legambiente ha una quota di una società del gruppo Sorgenia.