introduzione 13 aprile S.E.S

Buonasera a tutti e tutte,

l’incontro di oggi vuole essere un occasione per riflettere e discutere sull’attuale sistema di pubblicazione e diffusione della produzione scientifica.
Oggi, in un mondo interconnesso e sempre all’opera, la capacità di diffondere e promuovere la propria ricerca acquista un un’importanza equivalente alla possibilità di produrre e verificare risultati:
In tutti i centri di ricerca del mondo si lavora in parallelo per risolvere le molteplice sfide che la natura ci propone e la collaborazione è la miglior risorsa.
La fruibilità di documenti, idee e esperimenti prodotti altrove è un irrinunciabile prerogativa degli addetti ai lavori e di chi vuole avvicinarsene perché spinto da curiosità o necessità.
La scienza è un processo collettivo, in cui il lavoro del singolo non è mai completamente originale e non può prescindere da risultati precedentemente ottenuti e pubblicizzati da altri.
Non commenteremo in questa sede la direzione di questo frenetico progresso, ci limitiamo a dire che la scienza non è neutra e non produce verità, piuttosto modelli di interpretazione della realtà estremamente correlati al contesto sociale in cui è calata.

La nostra riflessione si è soffermata sull’attualità e sul modo utilizzato per “promuovere” le novità, nel nostro caso: l’articolo scientifico.
Abbiamo osservato come il meccanismo di pubblicazione sia strettamente correlato con la qualità e la completezza del lavoro e, di conseguenza, con la valutazione dell’articolo scientifico, quindi con la carriera del ricercatore.

Dobbiamo infatti considerare che la scienza è a tutti gli effetti un ambito economico, all’interno del quale la ricerca viene vista come una possibile fonte di profitti, risorse ed idee. Dove il lavoratore viene sempre più mercificato, costretto a commercializzare la
sua figura professionale attraverso indici di mercato (ops, scientifici!) quali l’h-index, il numero totale di pubblicazioni o così via.

La costruzione di un curriculum valido, che possa valere un buon contratto e un un discreto stipendio diviene allora parte importante della vita di uno scienziato, a scapito della qualità della sua produzione scientifica e delle sue scelte etiche.
La necessità di promuovere la propria figura professionale si traduce in un diluvio di pubblicazioni, ciascuna plausibile di essere citata.
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il testo di gianluca è in fondo!
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Senza particolari riferimenti, ma piuttosto con l’esperienza di studenti, e ancor di più attraverso l’opinione di alcuni docenti possiamo dire che l’auto-consistenza, la completezza e la proposta innovativa della maggior parte degli articoli è diminuita nelle ultime decadi, in favore di una produzione molteplice e frammentata.

Il ruolo della pubblicazione e di chi la gestisce e promuove, le case editrici, è altrettanto centrale nelle scelte economiche di uno stato o di un istituzione. Queste sono compiute sulla base di dati oggettivi, o che pretendono di essere tali, e comportano l’espansione o la contrazione dei finanziamenti di un gruppo di ricerca piuttosto che di un altro.
La centralità del salario per il ricercatore e dei fondi per la costruzione di apparati sperimentali, fa sì che che la popolarità di un ambito di ricerca divenga discriminante per la sopravvivenza dello stesso.
L’editoria scientifica assume così un ruolo centrale nella produzione di sapere, diviene un perno insostituibile per la validazione e la valutazione della ricerca, si pensi solamente al peer reviewing e al criterio di demarcazione che esso riveste.

Queste considerazioni sull’importanza che la pubblicazione assume nella scienza moderna sono l’oggetto dell’indagine che il percorso MindTheGap ha intrapreso a partire da dicembre. Saranno raccolte in un documento che verrà promosso nei 2 giorni di festival, 26 e 27 maggio, e in tale occasione saranno riviste e commentate con chi vorrà prendere parte al dibattito.

La giornata di oggi vuole essere un occasione per comprendere meglio i meccanismi che guidano l’editoria scientifica, studiarne la fenomenologia e cogliere i tratti salienti delle grandi e piccole aziende che popolano questo mercato.
Per fare questo dobbiamo considerare che ciò che di scienza viene scritto si distingue in tre grandi ambiti: la divulgazione scientifica, la ricerca e la didattica.
La divulgazione scientifica è stato oggetto dell’indagine dell’anno scorso e non verrà approfondita in questa occasione, solamente per segnare il punto diremo che essa è un elemento importante per una società sempre più tecnologizzata come la nostra e che è ruolo fondamentale dello scienziato la demistificazione del potere magico che la scienza e la tecnologia assumono.
Come già accennato, invece, la pubblicazione di articoli scientifici è un argomento estremamente delicato e la critica al sistema attuale di produzione e diffusione di ricerca è oggetto del percorso MindTheGap2016.
La produzione di materiale didattico è un ambito altrettanto interessante se consideriamo che la maggioranza degli studenti apprende attraverso i libri di testo, libri che sono una spesa irrinunciabile e gravosa nella vita di un universitario.
Riprendendo il motto “siamo nani che vivono sulle spalle di giganti” possiamo capire fino in fondo quanto sia cruciale la possibilità di avere materiale didattico di qualità e fruibile con semplicità.
Questo scenario presenta un forte contraddizione, mettendo apparentemente in contrasto due diritti, quello d’autore a vivere della propria produzione intellettuale, e quello allo studio degli studenti e del loro diritto-bisogno di consultare quanti testi desiderano senza discriminazioni di potere d’acquisto o simili.

Cercheremo allora di distinguere tutti gli attori in campo e comprendere il ruolo e l’interesse che ciascuno di essi mette in gioco.
Cercheremo poi di comprendere il concetto di accessibilità al sapere scientifico, quali sono allo stato attuale i suoi limiti e a cosa sono dovuti. Faremo questo attraverso la presentazione della professoressa Luisa Capelli, docente di economia e gestione delle imprese editoriali all’università di Tor Vergata.

L’importanza dell’editoria universitaria è ancora più evidente se si pensa ai recenti fatti del nostro dipartimento, con la richiesta da parte degli editori italiani di “ripristinare la legalità” rispetto alla diffusione gratuita di materiale coperto da copyright.
D’altra parte cercheremo di capire quale è il ruolo dell’editore in questo contesto e se il diritto d’autore assicura una rendita all’autore e in che percentuale.
E ancor di più come si declina il diritto d’autore in un campo così vasto e complesso come la produzione scientifica, .

Prima di lasciare la parola alla nostra ospite vogliamo ricordare come questa problematica si cali nella più ampia condizione dell’università italiana e europea. Essa si propone con un profilo sempre più settoriale e specialistico, come un luogo di formazione di tecnici (precari) piuttosto che di cittadini consapevoli o addirittura di scienziati e scienziate capaci di ragionare criticamente. E forse la qualità dei nostri testi riprende le medesime caratteristiche, con un sempre maggiore distacco tra il dibattito culturale e l’università.


[Sull’attualità del metodo scientifico, e ancor di più del metodo di promozione della novità, che nel nostro caso si chiama articolo scientifico, abbiamo molto riflettuto. Senza entrare nel dettaglio potremmo sostenere che la modalità di pubblicazione e la qualità e la completezza del lavoro sono estremamente correlate, ancor di più se si considera l’importanza che la valutazione dell’articolo scientifico assume nella carriera del ricercatore che l’ha prodotto.
Dobbiamo infatti considerare che la scienza è a tutti gli effetti un ambito economico, all’interno del quale la ricerca viene vista come una possibile fonte di mercati, risorse ed idee, e il ricercatore e le ricercatrici sono oggetto di una crescente mercificazione, costretto a commercializzare la sua figura professionale attraverso indici di mercato (ops, scientifici!) quali l’h-index, il numero totale di pubblicazioni o così via, citando il collettivo laser nel libro Scienza Spa:[
[La costruzione di un curriculum valido, che possa valere un buon contratto e un un discreto stipendio diviene allora parte importante della vita di uno scienziato, a scapito della qualità della sua produzione scientifica e delle sue scelte etiche.[
Questa necessità di promuovere la propria figura professionale si traduce in un diluvio di pubblicazioni, ciascuna plausibile di essere citata e di accrescere gli indici dell’autore.