Orto di Carta
///////////////////////////////////////////
Aziende in Permacultura cercasi cercasi?
Posted: 03 Dec 2013
bollettino
Questo post è uno dei motivi per cui dovreste fare attenzione quando scrivete delle mail.
Primo: perché non è detto che vi si riesca a rispondere…
Secondo: perché se vi rispondiamo c’è la possibilità che ci si diverta un sacco a farlo
e poi si pubblichi il tutto in maniera assolutamente inopinabile.
Quindi: scrivete! Noi ne siamo contenti ma sappiate che può essere rischioso…
lettera
Buongiorno Nicola, omissis(omissis) vorremmo avviare nella (omissis) un’azienda che abbraccia i principi della permacultura.
Abbiamo già svolto una ricerca ,anche se un po grossolana, di aziende che utilizzino tale metodoPer tale motivi ci stiamo chiedendo se siano reali ostacoli
ma abbiamo trovato solo angoli di aziende o hobbisti che esprimono in modo parziale
( es. sinergico) mentre un’azienda grande, bio, Toscana che ha anche utilizzato la biodinamica
( e un po di sinergico) dice che il metodo della permacultura non è applicabile a livello commerciale
perché implica manodopera elevata ( diversamente da quanto sostiene la permacultura).
e se qualcuno abbia realmente provato ad avviare una azienda solo con tale metodo. (omissis) Saluti, (omissis)
Ciao (omissis),
sollevi una questione abbastanza spinosa e ricorrente.
Non sei l’unico ha cercare aziende in permacultura funzionanti o ad assistere a parziali realizzazioni
(più come aiuole dimostrative che come realtà produttive).
Ora, per quel che mi riguarda, (pratico, studio e divulgo i sistemi di agricoltura naturale
ed applico la progettazione in permacultura ma non sono un designer accreditato né ho titoli professionali
se non la mia partita IVA agricola…) posso darti una mia impressione.
In primis conviene fare una distinzione non sempre così ovvia: un conto sono
le tecniche agrarie utilizzate, un conto è laprogettazione sistemica dell’azienda o realtà in cui si opera.
A questo proposito mi viene veramente un po’ da ridere a pensare ad un’azienda biodinamica
che lamenta l’eccesso di lavoro manuale, sarà che tutti i preparati li comprano già fatti?
La purezza dei coltivi vista da sopra un trattore? bah… mi sembra una visione figlia dell’equivoco precedente
La permacultura è un sistema di progettazione sistemica
che coinvolge tutti gli aspetti di una realtà
(casa, coltivazioni, mercato, rete territoriale, sistemi naturali, energie…)
e li fonde con dei principi etici fondamentali.
Il che, automaticamente, rende più complesso definire un’azienda ‘in permacultura’ o meno.
Devo avere la casa in paglia per fare permacultura?
Devo avere i bancali rialzati coperti di paglia?
Devo abbracciare chiunque passi e regalargli un cristallo di ametista?
Devo avere la certificazione ‘Bio’?
Boh? Non lo so.
Chiaramente questi sono tutti ‘pezzi’ che possono avere un senso in una progettazione ma,
all’atto pratico, sono solo cose ‘scollegate’.
Prive di senso se non inserite in una visione sistemica dei flussi di energia, denaro, forze fisiche, relazioni e di etica.
Spero che si sia notato che continuo ad usare il termine ‘sistemico’ e non ‘olistico’ per evitare fraintendimenti troppo fricchettoni.
L’essere o meno fricchettoni è una scelta estetica personale,
non c’entra niente con il coltivare in maniera naturale e/o la permacultura…
La permacultura è, in soldoni, un sistema di progettazione per soddisfare i propri bisogni
senza sottrarre energie all’ambiente circostante ma, anzi, cercando di migliorarlo.
Il riferimento principale come modello progettuale è l’ambiente naturale.
Se non altro perché si è affinato in migliaia di anni attraverso una continua evoluzione…
Quindi, la prima cosa che uno dovrebbe chiarire è: di cosa ho bisogno? Cosa voglio?
Un’azienda ortofrutticola? Un’allevamento di polli? Un posto bello dove crescere i bambini?
Un bed&breakfast della sostenibilità? Un agriturismo con le Yurte in cui organizzare corsi di urlo primordiale?
(vale la pena essere sinceri e pragmatici quando si risponde a questa domanda tanto,
poi, la risposta potrà essere multipla e variegata…)
Altra cosa sono le tecniche.
Noi, qui, siamo fortunati. Viviamo a due passi da Gigi Manenti
uno dei principali produttori di orto-frutta con sistemi naturali in italia
(3 ettari gestiti senza concimazioni, con lavorazioni del suolo leggere e sporadiche).
Ma è permacultura? No, non credo. Mancano una serie di prerequisiti di progettazione
ma la tecnica agraria è (quasi) ineccepibile.
Il quasi è una sottigliezza mia sulla complessità pedo-climatica e bilo-chimica
che caratterizza ogni singolo metro quadro di terreno…
In ogni caso lui è la dimostrazione che a livello di tecnica, parafrasando Frankestein jr., SI PUO’ FARE!
Va analizzato come farlo… ma vabbè…
Per ciò che riguarda le tecniche e quindi in maniera indiretta la progettazione,
va detto che in Italia abbiamo, a mio avviso, una pessima cultura agraria
(lo so, sembra una bestemmia dopo tutto il marketing fatto da SlowFood & Co.)
legata a prassi energeticamente svantaggiose e ad una programmazione grossolana, spesso, esclusivamente commerciale.
Basti guardare la difficoltà a reperire attrezzi manuali adeguati e di qualità ad un prezzo accettabile.
Senza contare le pessime capacità di marketing, anche qui,
legate per lo più a nicchie elitarie o ad un’ipotetica competizione sui mercati internazionali.
(L’ultima che gira da queste parti è l’ipotesi di dare guerra alla Turchia sul mercato delle nocciole…)
Ma va detto che parte del problema è dettato anche da una pessima cultura dei ‘consumatori’
e, più vagamente, di una generale ‘pigrizia’ sociale.
Quindi, per cercare di risponderti, non ti preoccupare di cercare Aziende in Permacultura.
Cerca aziende che applichino tecniche ‘naturali’
o che tu credi possano adattarsi per rispondere alla tua domanda di cui sopra
e poi cerca di inserirle in una progettazione sistemica ed etica.
Non so se alla fine del percorso avrai fatto permacultura ma,
a meno che la permacultura non sia un plus valore economico a cui sei interessato,
avrai soddisfatto i tuoi bisogni e, a quel punto, non credo che ti si porrà particolarmente il problema…
Non è che hai qualche altra domanda?
No, perché magari alle altre riesco a risponderti in maniera un po’ più chiara e sintetica :)
In realtà, devo ammettere a tuo beneficio, che è un po’ la mia tendenza.
Anche a Colleretto Giacosa ho probabilmente ‘fulminato’
i presenti evitando accuratamente di dare ‘ricette magiche’ e ‘soluzioni pronte all’uso’
quanto, piuttosto, stroncandoli con pipponi interminabili su ‘come funzionano le cose’
e quali sono le variabili in gioco nella coltivazione del suolo.
Per il resto, dati gli strumenti per scegliere cosa fare, ognuno scelga liberamente ed in maniera responsabile…
Dai, proviamo ad andare avanti: cosa vuoi fare? e perché?
Il ‘come’ è una variabile flessibile.
A presto
Nicola
////////