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La CIA non sta (solo) a Langley
Orto di Carta – iosononicola@gmail.com – Posted: 28 Nov 2013
Questo è un post della categoria ‘Rant’.
Il termine inglese per lo sfogo astioso, forse per motivi di onomatopeica, mi da maggiori soddisfazioni rispetto all’equivalente italiano.
Quindi, se volete infastidirmi per le tendenze anglofone, fatelo pure. A vostro rischio e pericolo.
E’ sabato sera. Ho le orecchie tappate, la gola secca, la testa piena di parole dette e piena di rimorsi per quelle dimenticate o scartate.
Il classico down da post-oratoria.
Siamo appena usciti dall’ultimo incontro dei tre organizzati presso il comune di Colleretto Giacosa.
Una bella partecipazione. Trenta e più persone attente, interessate e – si, fa strano a dirsi – belle.
Questo acuisce il down con ondate di insicurezza e vaghe sensazioni di inadeguatezza.
Ma non tornerò a casa a mettermi un sacchetto di carta sulla testa come faccio di solito.
Sto raggiungendo Paolo con il quale andrò a cena e poi ad un incontro a Viverone.
A Viverone, il prof. Corbellini (conosciuto in una vita precedente durante una ‘lettura’ sull’agricoltura naturale all’istituto di agraria di Biella),
presenterà un’ipotesi di recupero e reimpiego dei terreni ‘marginali’ attraverso la rivalutazione del territorio e dell’agricoltura ‘di nicchia’. Figo.
Corbellini parla veloce snocciolando input tecnici ed ipotesi fattuali. E, fin qui, tutto bene.
Erbe aromatiche, coltivazione arbustive, piccoli frutti creazione di nicchie di mercato ed ambientali con ripercussioni ramificate su turismo ecc… ecc…
A parte il fatto che mi abbia cassato l’elaeagnus umbellata e si sia fatto beffe del mio hippophae rhamnoides perchè da seme e non selezionato, tutto bene.
Un discorso con ampi spazi di discussione, ampliamento e modifica ma con una bella nota sul ‘fare’ con piccoli investimenti e senza aspettare finanziamenti che non esistono.
Poi arriva lui. Ha la classica stazza ed appeal del vecchio sindacalista cgil post ’70 torinese.
Probabilmente non è nulla di tutto ciò ma per coloro che hanno incontrato omoni paciosi, con una bella faccia da molosso buono
ed una parlantina fatta di toni amabilmentescostanti i riferimenti dovrebbero essere abbastanza chiari. Sennò, pensate a Jean Gabin.
Non sono abbastanza sveglio da capire dove sta andando.
La sua proposta, apparentemente, è quella di dedicare alla coltivazione del nocciolo i terreni marginali, nocciole da conferire poi ad un consorzio da inventarsi.
I dati che snocciola sono fumosi, con passaggi complessi tra calcoli per ettaro e per giornata.
Smetto di stargli dietro. Mi collassa la capacità di concentrazione.
Ho solo immagini confuse di un mercato attualmente funzionante, – ma chissà cosa capiterà tra 5 anni,
quando quei noccioli entreranno in produzione – di una spollonatura da farsi con il glifosate – lascia stare che per la spollonatura si usa il glufosinate –
e del suo ‘amico’ imprenditore agricolo che si offre di affittare i suddetti terreni per aumentare la pezzatura a noccioli che sta impiantando.
Ah, e una serie di lagnanze del succitato ‘Gabin’ sulla nicchietà delle nicchie – degno di Lapalisse – e di come lui si trovi a buttare un sacco di kaki perchè li pagano poco…
Mi sta un po’ disturbando ma non ho capito chi è e cosa vuole. Non ero attento. Sono stanco.
Poi ci sono loro. Quelli di Semi di Serra uno dei progetti più interessanti della zona.
Anche loro hanno un progetto di mappatura e recupero di incolti e terreni marginali.
Una delle ipotesi è quella di creare una cooperativa agricola che li gestisca in modo da creare lavoro,
prodotti sani e a km zero il tutto all’interno della rete di famiglie che gravita l’associazione.
Mi riprendo un minimo. D’altro canto siamo ‘fratellini’, le basi progettuali sono le stesse l’unica differenza è data dal punto di partenza. Abitassimo un po’ più vicini…
Ma Jean Gabin si risveglia. I miei riflessi sono troppo lenti. Ci metto di nuovo un po’ a rendermi conto che sta parlando seriamente.Mentre cerco di elaborare tutta l’assurdità del suo messaggio recupero le informazioni che mi mancavano:
Jean Gabin è Giovanni Monti direttore della Confederazione Italiana Agricoltori di Vercelli.
Parla. E a me inizia a frizzare il sedere, evidentemente alcune parti del mio corpo reagiscono istintivamente prima del cervello.
Il suo concetto è: va tutto bene se qualcuno di voi si fa l’orticello ma, se iniziate a produrre ‘realmente’ sottraete risorse – trad. i vostri soldi – al Mercato e questo non va bene.L’esempio che fa è quello del povero contadino che produce 100kg di pomodori che, improvvisamente a causa loro, si trova ad averne 30kg di invenduti.
Come dire: ogni volta che vi date il bianco in casa, muore un imbianchino. Cattivi!
Più di trenta famiglie che si organizzano e coordinano per supportarsi a vicenda partendo da bisogni reali (i tagli alla scuola di Roppolo)
e in questa rete crescono trovando meccanismi di mutualità e sviluppo locale messi davanti al funzionario CIA
che lamenta le sofferenze del ‘famoso’ coltivatore di pomodori di Piverone mandato al lastrico dal loro egoismo.
Io sono stanco. Paolo no e, non me ne voglia, ha una stazza più indicata per il confronto.
Apparentemente anche l’amministrazione di Viverone si unisce al dissenso generale (il termine giusto sarebbe ‘sfanculata’ ma trattandosi dell’amministrazione…)
E’ sempre interessante incontrare questi personaggi istituzionali.
Coloro che hanno fatto in modo che l’agricoltura si trasformasse in una serie di sussidi di disoccupazione per sbandati a cavallo di un trattore.
Coloro che a fronte della perfida minaccia Turca sulle nocciole del Signor Ferreo e della sua Nutella spalmerebbero me, voi ed i ragazzi di Roppolo.
Coloro che ‘Diamine! Se si potesse coltivare tutto in vaso in ambiente controllato, perchè no?’
E’ sempre interessante sapere da che parte la cacca verrà tirata nel ventilatore.
Semi di Serra: 1 – CIA: 0
(ma non vi rilassate troppo… ho un rant anche per quelli dall’altra parte della barricata….)
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