Proposta di/per l’uso di una Sala Pubblica

 


… penso che la frammentazione non sia di per sé negativa. Ciò che è
negativo è che si vengono a creare dei luoghi fecondi, fertili, anche
dal punto di vista politico, ma che purtroppo rimangano isolati tra
loro, come se vivessero vite parallele; senza comunicare. Questo è il
punto su cui per me occorre riflettere. Cosa è che impedisce la
mancanza di interferenze? Creare interferenze, per dirne una, tra le
persone che si ritrovano per condividere la passione per …
…, ad esempio manca
UN POSTO!!
Un esperimento di 3 anni del Comune. Una sala a disposizione dei
cittadini su semplice prenotazione 12 mesi l’anno in paese.
Una sala pubbica gestita da chi la usa completi di bidell* a turno.
Un paio di poltrone tavoli sedie connessione.
Salapubblica in cui tutti possono sentirsi desiderosi di proporre
qualcosa usando quella sala, un corso, un’iniziativa di un singolo
cittadino, di un gruppo, di un’associazione e cosi via. Partire ad
esempio da un tavolo di chi é interessato, all’esperimento della
salapubblica, ad usare questa opportunitá, su pratiche nuove, la semplice
condivisione di esperienze e saperi, senza essere condizionati dal fatto
che la sala non e’… , meno precaria, in quanto permette di vivere
una condizione più stabile 3 anni e di semplice accesso all’uso. Serve
un calendario prenotazioni, per le richieste per riunioni, corsi,
iniziative, il mercatino di natale, dell’artigianato, dei prodotti
locali…

I turisti possono vedere gli abitanti di Lazise in un ulteriore contesto, uno in piú, e che ne sappiamo? In fondo da queste parti passa gente da quasi tutto il mondo. E’ un occasione tipica del luogo.

Vorrei ribadire che ci sono modi di fare le cose a basso costo.
In una cassetta qualche soldo entra sempre. Se tu fai capire alle persone
che un progetto continua se si basa sulle loro donazioni, le persone te li donano i
soldi. Poi, …contare sul denaro pubblico, e diventa difficile.
Invece se tutto é a basso costo, le cose sono più facili. La logica del
gratuito e del dono penso sia ormai l’unico modo per fare le cose.

Questo sarebbe un inizio se pur lento, con una buona prospettiva…

 
 

Se la collettività non è stata in grado di sfruttare o quantomeno dare centralità alle strutture già esistenti (es. Abibò a Lazise, Sala Civica a Pacengo..) cosa ci garantisce il successo di una nuova sala pubblica? Se non siamo stati in grado di sfruttare a pieno le strutture vecchie, a cosa serve spendere per una struttura nuova?..

 
 

Bisogna capire che la litigiosità e le divisioni (guelfi-ghibellini) ha fatto la fortuna di tanti “foresti” che a Lazise hanno trovato terreno fertile per le loro speculazioni. Ne conosciamo tutti di “mediatori” dalla doppia faccia, senza bisogno di far nomi. Ciò che dice Isi non è l’edificazione di un’altra sala civica, ma di snellire il protocollo per l’assegnazione delle sale, anche di quelle in via Roma. Ad esempio, un badge? Siamo nel 2013: richiedere la chiave, andare a prenderla, riportarla…insomma cheppalle!! Sono d’accordo sul fatto che anche una struttura vecchia, se trattata bene, ha la sua dignità.
Chi ha qualche anno in più racconta di quando la Dogana era lo spazio comune (svago, gioco, dopo-lavoro, politica) in cui è cresciuta la nostra comunità (e la nostra classe dirigente).

 
   

Sempre una buona mappa sull’argomento per chi volesse approfondire.
economia-del-dono

L’economia del dono
di Francesco Varanini
30 luglio 2001